Focus Russia
Introduzione
Nata come forum di dibattito internazionale tra i paesi dello spazio post-sovietico e la Cina, la SCO è passata dall’essere strumento per la lotta al terrorismo (emergenza di grado non superiore alle altre due questioni cardine dell’Organizzazione, come l’irredentismo e il fondamentalismo), a divenire in seguito, fino ai giorni nostri, uno spazio fondamentale della cooperazione militare energetica, commerciale e culturale, a livello internazionale e mondiale, tra paesi dell’oikumene eurasiatica ed altri attori fondamentali (molti dei quali ex colonie), protagonisti della scena internazionale.1 In questo scenario la Russia è apparsa, accanto alla Cina, protagonista di un dialogo interstatale per il raggiungimento della pace e della stabilità nel contesto eurasiatico e mondiale.
Il partenariato sino-russo come perno della strategia eurasiatica della Russia
L’Organizzazione per la cooperazione di Shangai (Shangai Cooperation Organization – SCO) nasce già nel 1996 come Shangai Five, forum di dibattito che riuniva Cina, Russia e le nuove repubbliche centro-asiatiche di Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan, per la risoluzione di antiche dispute confinarie tra spazio russo e spazio cinese. Il gruppo dei cinque si trasforma nel 2001 nella istituzione attuale con l’ingresso dell’Uzbekistan.2 Già tuttavia nel 1991 si era avuto un primo fondamentale accordo tra URSS e Cina sulla risoluzione delle controversie confinarie, trattative poi proseguite a livello bilaterale, dopo il collasso sovietico, con le nuove repubbliche centroasiatiche indipendenti alla fine del 1991. 3 Le restanti dispute della Russia con la Cina e i paesi del Shangai Five saranno risolte negli anni successivi seguendo un «approccio cooperativo per la soddisfazione reciproca, e l’assegnazione “fifty-fifty” delle aree contestate».4 Il dibattito e il contestuale avvicinamento russo-cinese, favorito dalla risoluzione del problema confinario, rappresentano l’elemento fondamentale della geopolitica eurasiatica della Russia, imperniata sull’heartland centroasiatico.
La SCO ha rappresentato un passo importante per la promozione della sicurezza regionale e la cooperazione internazionale in Asia centrale su impulso russo. Obiettivo ufficiale era quello di rafforzare la cooperazione intorno al contrasto di tre fattori destabilizzanti per la regione: il separatismo, l’estremismo (spesso di matrice islamica) e il terrorismo (i famosi “tre mali”). 5 L’intento principale era quello però di sottrarre l’Asia centrale all’influenza occidentale, già posta in palio del “grande gioco” tra Russia e Gran Bretagna nella seconda metà del XIX secolo e oggetto di un altro great game sovietico-statunitense durante la guerra fredda (che si trascina tutt’oggi). 6 L’alleanza ha successivamente allargato il coinvolgimento ad altri attori asiatici, fino a includere recentemente altre potenze nucleari di vecchia data (India e Pakistan) o neo-nucleari (come l’Iran, anche se per ora si limita all’uso civile dell’atomo).
L’apertura ai due paesi non centroasiatici come India e Pakistan può condurre a modificare la balance of power (la politica dell’equilibrio) non solo all’interno dell’Organizzazione, non intaccando però in maniera sostanziale gli equilibri interni (se l’ingresso dell’India accontenta Mosca, suo tradizionale alleato, nel contempo l’ammissione del Pakistan non è sgradita alla Cina, con la quale Islamabad coltiva rapporti proficui sin dagli anni Sessanta del secolo scorso), ma anche a livello mondiale, contribuendo a rafforzare il prestigio e l’importanza dell’Organizzazione.7 Allo stesso tempo potrebbero migliorare sensibilmente le relazioni indo-pakistane, minacciate dalle rivalità che agitano i due paesi sin dalla loro nascita. Anche se l’intesa con Cina e India è molto forte e con le due potenze asiatiche la Russia conduce esercitazioni militari congiunte, tuttavia la SCO non costituisce ancora un’alleanza militare rilevante e vincolante al pari della NATO, anche se a partire dal 2014 si è data una svolta in tal senso, promuovendo esercitazioni militari coordinate trai membri fondatori della SCO. 8 Ad essere diverso sembra proprio il modello di relazioni tra membri proposto dalla SCO, che più che determinare una seria limitazione della sovranità dei suoi membri (includendoli in qualità di membri subalterni di una potenza egemone), punta a preservare il ruolo tra partner, in luogo di quello tra alleati in senso stretto. 9
La liberazione dai vincoli esterni e la proiezione mondiale del dialogo eurasiatico
La Russia, per la quale la regione centroasiatica rappresenta una zona di interessi privilegiati, attraverso l’approfondimento delle relazioni e il rafforzamento dei rapporti bilaterali con Kazakistan, Kyrgyzstan, Tajikistan e Uzbekistan (tutti membri fondatori dell’OCS accanto alla Cina), si proponeva originariamente – e punta tuttora – a rafforzare la propria presenza nella regione, estromettendo il condizionante ruolo militare statunitense (il summit annuale del 2005 decideva un programma per la chiusura delle basi USA).10 Nel 2005, questo atto di “riappropriazione” di un’area storicamente gravitante sotto l’influenza russa (e cinese), veniva seguito dalla ferma condanna delle rivoluzioni colorate dalle quali cui venivano investiti alcuni paesi centroasiatici (Ucraina nel 2004 e Kirghizistan nel 2005) tramite l’azione di destabilizzazione attuata dalle ONG occidentali. 11
L’ Organizzazione per la cooperazione di Shangai rappresenta in ogni caso un elemento fondamentale per l’approfondimento delle relazioni sino-russe e la promozione della cooperazione trai due paesi. L’entente russo-cinese è perno della strategia di pacificazione dell’Asia centrale e della liberazione dell’area da vincoli e ingerenze esterne (nel 2006 la richiesta degli Stati Uniti di entrare nello SCO come paese osservatore veniva respinta). La difesa dalle ingerenze di paesi stranieri e geopoliticamente e storicamente estranei all’ oikoumene eurasiatica è l’altro pilastro della SCO, oltre la cooperazione per il contrasto dei “tre mali”. 12 Al termine del summit tenutosi nel giugno 2012 si è raggiunta la promessa tra i membri dell’Organizzazione di impedire in futuro l’ingresso in alleanze con finalità offensive contro altri membri della SCO.
La rilevanza strategica dell’area centroasiatica per Mosca ha condotto al coinvolgimento degli stati che ne fanno parte all’interno di un sistema di istituzioni russo-centrico cui si affianca, oltre la SCO, che riunisce paesi che accolgono i tre quinti del continente eurasiatico e un quarto della popolazione mondiale (1 miliardo e mezzo di persone), l’Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva (CSTO, secondo l’acronimo inglese), trattato difensivo creato trai paesi appartenenti alla Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e che riunisce Bielorussia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Armenia e Tagikistan (con i quali la collaborazione in ambito militare della Russia è molto forte),13 l’Unione Economica Euroasiatica – UEE (che include Bielorussia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan e Armenia), a guida russa, nonché la stessa CSI, quest’ultima ormai fortemente depotenziata (Georgia e Ucraina ne uscirono rispettivamente nel 2008 e nel 2014). La CSTO e l’UEE costituiscono le principali organizzazioni intergovernative dell’area post-sovietica. La creazione della SCO ha consentito di concentrare l’attenzione sulle iniziative economiche a carattere regionale, cui va aggiunta, oltre l’Unione euroasiatica, l’iniziativa della Nuova Via della Seta (futuro vettore principale di connessione tra Asia centrale e orientale), promossa da Pechino, che dovrebbe sorgere grossomodo lungo la regione delle steppe eurasiatiche, già luogo privilegiato di connessione tra Asia e Europa. 14 Memorandum ufficiali di intesa sono stati raggiunti anche tra la SCO, la CSI e in particolare l’ASEAN (Associazione delle nazioni del sud-est asiatico).
L’Unione euroasiatica, organizzazione sovranazionale, va nella direzione di ricomporre in senso più concreto uno spazio post-sovietico, slegato dall’antica matrice imperiale russa, ma meno vago rispetto alla mera unione confederale rappresentata dalla Comunità degli stati indipendenti, che riunisce solo 9 delle 15 repubbliche ex sovietiche e che appare ormai svuotata di significato. 15 A tutte queste istituzioni russo-centriche fa da core zone l’Unione doganale di Russia, Bielorussia e Kazakistan, nata nel 2011 e divenuta Spazio Economico Comune a partire dal 2012 (cui avrebbe dovuto aderire anche l’Ucraina prima della crisi).16 L’UEE ha il vantaggio di proporsi all’interno di uno spazio geopolitico omogeneo che fa riferimento a un polo (la Russia), a sua volta omogeneo e assimilabile a tale spazio, che è condizione principale perché non possano sorgere squilibri e disarmonie trai membri. 17 Recentemente, tuttavia, proprio uno dei membri principali, la Bielorussia, paese tradizionalmente vicino a Mosca, è apparso prendere le distanze dalla Russia, distanziandosi da quest’ultima in occasione della crisi ucraina (ciò nonostante Minsk è stata inclusa tra gli Stati osservatori della SCO lo scorso anno). Recentemente i Ministri degli esteri dell’UE hanno ritirato le sanzioni contro Minsk nel tentativo, probabilmente, di alimentare il distacco da Mosca e tentare un avvicinamento a Bruxelles. Stesso tipo di strategia è stata perseguita verso il Kazakistan: se da un lato rinnovava le sanzioni alla Russia, l’UE contestualmente procedeva a un disgelo con Astana. 18 La crisi nei rapporti tra Russia e Europa e la guerra di sanzioni hanno avuto un riflesso negativo anche nei rapporti tra Russia e partner tradizionali, avendo provocato un surplus di prodotti russi in Kazakistan e ripercussioni del crollo della valuta russa sullo stesso tenge kazako.19
Tutte queste istituzioni, se non vanno nella direzione di creare un “impero eurasiatico”, tuttavia costituiscono il tentativo di porre le premesse per una unione di paesi, il cui nucleo è la Russia (rafforzata dalla partnership sino-russa), a presidio della zona centrale dell’Eurasia, da cui rimarrebbero esclusi, con grande rammarico, gli USA il cui volere, stando alle parole di Brzezinski, è proprio quello di impedire la riemersione «di un impero eurasiatico che potrebbe ostacolare l’obiettivo geostrategico americano».20 La Russia nella propria tradizione storica ha teso a non avere semplici alleati, ma a porsi alla guida o ad essere membro chiave di grandi schieramenti geopolitici e alleanze militari (in passato non solo in funzione imperialistica ma anche cooperativa e multilaterale), come ai tempi della Santa Alleanza, della Triplice Intesa o della coalizione contro la Germania durante il secondo conflitto mondiale.21 Proprio in virtù della sua natura multietnica e multilinguistica e di ex impero multinazionale, essa tende ancora una volta a creare uno schieramento politico-militare a guida (quantomeno militare) russa, dal trattato CSTO alla SCO, con il quale contrapporsi all’egemonia americana, elemento fondamentale della nuova dottrina militare della Russia (aggiornata nel 2014).22 La stessa Cina, a livello militare, più che rappresentare un vero omologo e alleato di pari grado, si pone in maniera “subalterna” alla Russia (tanto che la Cina tende a “delegare” talvolta alla Russia la risoluzione delle dispute militari nell’arena internazionale)23, se non altro per la netta superiorità delle capacità di dissuasione nucleare strategica in confronto a Pechino, rispetto alla quale purtuttavia sconta una «imbarazzante inferiorità economico-finanziaria».24 Da questo punto vista dunque, se la Russia è un gigante militare, la Cina lo è a suo modo sotto il profilo economico-finanziario globale.25
Il ruolo dell’Afghanistan
L’Afghanistan un tempo oggetto del great game sovietico-statunitense appare oggi al centro del confronto tra i paesi della SCO, da un lato, e Stati Uniti, dall’altro, nonché “pomo della discordia” per la stabilizzazione degli equilibri regionali eurasiatici.26 Il paese centroasiatico risulta destinatario delle attenzioni di Russia e Cina che intendono sottrarlo all’influenza statunitense per includerlo nel gruppo di paesi dell’alleanza eurasiatica. La Cina investendo in progetti infrastrutturali e economici, la Russia tramite il rafforzamento dei rapporti bilaterali nella fornitura di armi e nel contrasto al traffico di droga, puntano, oltre a includere il paese nel novero dei partecipanti dell’alleanza eurasiatica, a garantire effetti spillover sull’intero scenario centroasiatico migliorando la sicurezza afghana. L’Afghanistan fa parte della SCO come stato osservatore, essendo stato incluso in tale veste durante il summit della SCO a Pechino nel 2012. Gli stati centrali della SCO (Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan), costituiscono in ogni caso una zona cuscinetto rispetto alla penetrazione dall’area afghana del terrorismo di matrice islamista e dell’instabilità geopolitica verso la Russia e la Cina (Xinjiang). 27
L’apporto di altri attori mondiali: il ruolo dei BRICS
Il vertice congiunto BRICS-SCO tenutosi a Ufa, in Russia, nel 2015 ha rappresentato un passo importante per l’incremento dell’importanza delle relazioni economiche trai paesi eurasiatici e l’intreccio delle connessioni internazionali finalizzate a una proiezione mondiale del mondo eurasiatico. L’integrazione economica eurasiatica, che si è inteso rilanciare a UFA, include una nuova SCO Development Strategy (da realizzarsi da qui a 10 anni), a cui va aggiunta la precedente proposta, avanzata nel 2006, di un progetto per un Club energetico (Energy Club), ovvero la creazione di un mercato unico delle riserve di idrocarburi (petrolio e gas naturale di cui sono grandemente ricchi Kazakhstan, Russia e Turkmenistan), che tuttavia non ha incontrato grandi consensi trai partner. 28 Ad Ufa è stata decisa inoltre l’entrata in funzione della Banca di sviluppo dei BRICS, che si propone come alternativa ad Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale, mentre sembra essere stato accantonato il progetto, lanciato nel 2009, di una SCO Development Bank, a quanto pare ostacolata da Mosca nel timore di un crescente ruolo cinese in Asia centrale.29 La sede del vertice, capoluogo di una provincia, la Baschiria, ai confini col Kazakhstan, è stata scelta per la vicinanza ai paesi centroasiatici e per rimarcare l’interesse della Russia e dei membri della SCO nel promuovere gli interessi comuni dei suoi membri. Tale scelta è simbolica sotto il punto di vista geopolitico: l’iniziativa russa infatti, promuovendo l’unità eurasiatica, «non fa altro che avvicinare i vettori di integrazione nel tentativo di costituire una valida alternativa all’egemonia geopolitica statunitense, del dollaro e della struttura finanziaria di matrice occidentale».30 A contribuire inoltre al miglioramento della sicurezza e della cooperazione nel contesto eurasiatico potrebbe venire incontro lo sviluppo della Conference on Interaction and Confidence Building Measures in Asia (CICA), forum intergovernativo per la promozione della stabilità politica e della pace in Asia, in cui è preminente il ruolo kazako e cinese e dal quale sono esclusi quali membri effettivi Giappone e Stati Uniti. 31
All’interno della SCO sono emerse però anche divergenze tra interessi russi e il ruolo sempre più rilevante a livello globale della Cina. Se quest’ultima rimane un partner cruciale per la Russia, allo stesso tempo la Federazione Russa ha tentato di controllarne la crescente influenza all’interno della SCO, limitatamente al suo ruolo economico-finanziario, attraverso l’azione da essa intrapresa con la creazione dell’UEE. 32 Mosca è però destinata inevitabilmente a fare delle concessioni a Pechino e ad accettarne la leadership globale nel lungo periodo nell’ottica del partenariato in ambito SCO e BRICS. 33 Complici le sanzioni anti-russe dell’Europa, la Russia sta vivendo una crescente “orientalizzazione” delle proprie iniziative diplomatiche, puntando in questo modo anche ad aggirare il blocco economico euro-atlantico e facendo assegnamento sugli investimenti in ambito BRICS (sia in entrata sia un uscita): gli investimenti dei BRICS in Russia nel 2014 sono aumentati del 25%, il 60% dei quali provenienti dalla Cina. 34
Conclusioni
Per quanto possa apparire tuttavia “orientalizzata” in virtù della partecipazione al dialogo in seno alla SCO, la politica estera di Mosca non perde la propria proiezione mondiale, come dimostra il partenariato con i restanti paesi del BRICS. Il dialogo in sede SCO – e l’entente sino-russa – appaiono dunque la concio sine qua non per una proiezione mondiale di Cina e Russia a guida del più vasto schieramento mondiale multilaterale alternativo a qualsiasi tentativo di accentramento geopolitico dell’Occidente. Come insegna la storia dello stesso continente eurasiatico, quest’ultima è stata scritta nei millenni:
(…) da periferie che si fecero (o vollero farsi) «centro», ma che, fatalmente, finirono con il soccombere alle pulsazioni del vero cuore di questo enorme, unico e instabile continente. Gli imperi dei Persiani, dei Macedoni, delle dinastie indiane, di Roma e Bisanzio, dei Cinesi e degli Arabi si sono succeduti ai margini di una immensa fascia di steppe e deserti abitati da allevatori nomadi (…) Dominato da popolazioni di lingua proto-indoeuropea, poi da genti iraniche e turche, infine dall’Orda d’Oro dei Mongoli, lo sconfinato mondo delle steppe si è ciclicamente affacciato alle porte degli Stati sedentari dell’Oriente e dell’Occidente, ogni volta mutandone i destini. 35
Oggi gli sforzi di Cina e Russia sembrano andare nella direzione di restituire al vero “centro”, con le sue peculiarità territoriali e culturali, l’importanza storica e politica che le si è attribuita sin dall’epoca preistorica. L’iniziativa per l’integrazione eurasiatica, focalizzata sui progetti della Nuova Via della Seta, dell’Unione Economica Eurasiatica e della SCO, oltre a contribuire al miglioramento della cooperazione trai loro membri, potrebbero porre le basi per la costruzione di un progetto pan-eurasiatico senza precedenti nella storia, da cui non potrebbe in futuro rimanere esclusa in alcun modo la stessa Europa.
Domenico Caldaralo
*Domenico Caldaralo è laureato in Scienze storiche. È collaboratore di Eurasia – Rivista di studi geopolitici.
NOTE AL TESTO
1 Cfr. Treaty on Long-Term Good-Neighborliness, Friendship and Cooperation Between the Member States of the Shanghai Cooperation Organization, Shanghai Cooperation Organization, 18 agosto 2007 http://www.sectsco.org/EN123/show.asp?id=71
3 Matteo Pistilli, Un modello vincente di cooperazione: le origini dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai, Cese-m, Centro Studi Eurasia Mediterraneo, 27 luglio 2015, https://www.cese-m.eu/cesem/2015/07/un-modello-vincente-di-cooperazione-le-origini-dellOrganizzazione-per-la-cooperazione-di-shanghai/
4 Ib.
5 Alexander Cooley, Cooperation Gets Shanghaied. China, Russia and the SCO, in «Foreign Affairs», December 14, 2009. Cfr. Shanghai Convention on Combating Terrorism, Separatism and Extremism, primo atto ufficiale della Shanghai Cooperation Organization (SCO), 15 June 2001, http://www.refworld.org/cgi-bin/texis/vtx/rwmain?page=publisher&publisher=ASIA&type=&coi=&docid=49f5d9f92&skip=0
6 Sul “grande gioco” cfr. Peter Hopkirk, Il grande gioco, Adelphi, Milano 2004. Sul great game invece cfr. Franco Cardini, Astrea e i Titani. Le lobbies americane alla conquista del mondo. Laterza, Roma-Bari 2003, p.58.
9 Shannon Tiezzi, The new, improved Shanghai Cooperation Organization, The Diplomat, September 13, 2014 http://thediplomat.com/2014/09/the-new-improved-shanghai-cooperation-organization/
10 Dopo i fatti di Andijan in Uzbekistan e la crisi nelle relazioni con gli USA veniva chiusa la base militare di Karshi-Khanabad. L’ultima base militare USA in Asia centrale, la base aerea di Manas in Kirghizistan, importante snodo per il transito dei mezzi militari USA durante il conflitto in Afghanistan, edificata su assenso della Russia per il contrasto del terrorismo, è stata chiusa lo scorso anno.
11 A. Cooley, cit.
12 Cfr. M. Pistilli, cit.
13 La presenza militare russa, al di fuori dei propri confini, è attestata in Armenia, Tagikistan e Kirghizistan (dove c’è una base aerea di Mosca), mentre con Bielorussia e Kazakistan la Russia conduce regolari esercitazioni militari congiunte. Della CSTO fanno parte inoltre, in qualità di stati osservatori, l’Afghanistan e all’interno dello scacchiere europeo la Serbia.
14 Albert Eleanor, The Shangai Cooperation Organization, Council on Foreign Relations, October 14, 2015. Le tre grandi iniziative (Nuova Via della Seta, SCO e UEE) andrebbero osservate globalmente nel contesto dell’integrazione eurasiatica, su cui cfr. Kathrin Hille, Great Game echoes in summit halls for Putin’s pursuit of China ties, Financial Times, July 6, 2015 http://www.ft.com/cms/s/0/e7ae4b8a-23ca-11e5-9c4e-a775d2b173ca.html#axzz41SUWBltz
15 Aldo Ferrari, L’Unione Eurasiatica è ferma al palo, in «Limes», 1/2006, p. 243.
16 Ivi, p. 244.
17 Amedeo Maddaluno, Geopolitica della Federazione Russa nelle organizzazioni internazionali, Cesem, 22 febbraio 2016 https://www.cese-m.eu/cesem/2016/02/geopolitica-della-federazione-russa-nelle-organizzazioni-internazionali/
18 Dario Citati, La grande scacchiera a prova di Russia: che succede nell’Unione Eurasiatica?, Geopolitica –Rivista dell’Istituto ISAG, 24 febbraio 2016.
19 Umberto Guzzardi, Asia Centrale: l’epoca delle grandi svalutazioni, East Journal, http://www.eastjournal.net/archives/69399
20 Zbigniew Brzezinski, La grande scacchiera, Longanesi, Milano 1998, p. 121, cit. in A. Ferrari, cit., p. 244.
21 Vitalij Tret’jakov, Quanti alleati ha la Russia?, in «Limes», 1/2006, p. 32.
22 Carlo Jean, La guerra ibrida secondo Putin, in «Limes», 1/2006, p. 92.
23 V.Tret’jakov, cit., p. 36.
24 C. Jean, cit., p. 88.
25 Le forze armate della Russia contano allo stato 771.000 attivi, cui vanno aggiunti 2 milioni di riservisti. Per numero di testate atomiche invece la Russia supera di poco gli USA. Cfr. C. Jean, cit., pp. 89-91.
26 Dei paesi centroasiatici confinanti con l’Afghanistan solo il Turkmenistan non è membro della SCO.
27 A. Eleanor, cit.
29 A quest’ultima istituzione v’è da aggiungere la neo costituita Asian Infrastructure Investment Bank –AIIB, fondata a Pechino nel 2014.
30 Giannicola Saldutti, Il vertice congiunto BRICS-SCO di Ufa: prospettive di integrazione per un mondo multipolare, Geopolitica – Rivista dell’Istituto ISAG, 10 agosto 2015, http://www.geopolitica-rivista.org/29178/il-vertice-congiunto-brics-sco-di-ufa-prospettive-di-integrazione-per-un-mondo-multipolare.html Cfr. Greg Shtraks, SCO-Brics: A big summit in Ufa, The Diplomat, June 8, 2015. http://thediplomat.com/2015/06/sco-brics-a-big-summit-in-ufa/
31 Richard Weitz, The Shanghai Cooperation Organization’s Growing Pains, The Diplomat, September 18 http://thediplomat.com/2015/09/the-shanghai-cooperation-organizations-growing-pains/
32 A. Eleanor, cit. Cfr. R. Weitz, cit.
34 G. Saldutti, cit.
35 Massimo Vidale, L’età degli Sciti, in «Archeo» n. 2 (372), febbraio 2016, p. 77.
Il CeSE-M sui social