La Nuova Via della Seta potrebbe aiutare l’economia dell’Azerbaigian

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articolo originale: http://www.asrie.org/asrie/2016/02/19/la-nuova-via-della-seta-potrebbe-aiutare-leconomia-dellazerbaigian/
onsiderata una delle economie emergenti nel panorama delle Repubbliche ex Sovietiche e nella regione euroasiatica, l’Azerbaigian sta attraversando un periodo di crisi economica dovuto principalmente al crollo dei prezzi del petrolio che è andato ad incidere su uno Stato che ha basato il suo recente sviluppo economico sulle esportazioni energetiche. Il periodo di crisi però, secondo quanto affermato recentemente dal Presidente Ilham Aliyev, sarà arginato nei prossimi 2-3 anni grazie ad un nuovo modello di sviluppo economico previsto dal Governo che incentrerà maggiormente i propri sforzi sul settore non petrolifero, in special modo agricoltura ed ITC. In aggiunta, il paese potrà giocare un ruolo di primo piano a livello logistico grazie alla sua posizione sul Caspio per quello che riguarda il progetto Silk Road Economic Belt il quale permetterà il collegamento con l’intera regione asiatica e con un buyer di primo livello come la Repubblica Popolare Cinese.

 

La crisi economica e la svalutazione del manat

Lo scorso anno per ben due volte il Governo di Baku si è visto costretto a svalutare la moneta nazionale, il manat: nel mese di febbraio le autorità azerbaigiane avevano dichiarato che la caduta del prezzo del petrolio era da considerarsi un primo allarme per l’economia nazionale la quale, però, conscia del proprio potenziale, aveva innescato da tempo un processo di diversificazione economico volto ad interessare i settori dell’agricoltura, dell’ITC, del turismo e dei servizi. Secondo quando dichiarato dal Governo, la diversificazione aveva dato ottimi esiti nel 2014 con il PIL nazionale generato per la maggior parte proprio dal settore non petrolifero riuscendo a mantenere il rating positivo della tripla B espresso dai più noti istituti internazionali. Le autorità azerbaigiane sottolineavano, inoltre, che la svalutazione del manat non si doveva considerare un segnale di allarme perché in realtà era stata una scelta sistematica del Governo con l’obiettivo di mantenere stabile l’economia ed i finanziamenti ai progetti sociali; in sintesi la reale riduzione delle spese aveva interessato alcuni settori considerati meno importanti e strategici per lo sviluppo del paese.

Dichiarazioni in merito alla crisi petrolifera ed alla prima svalutazione della moneta nazionale erano pervenute direttamente dal Ministro delle Finanze Samir Sharifov il quale, durante il 48° incontro annuale del Consiglio dei Dirigenti della Banca di Sviluppo Asiatico avvenuto lo scorso 6 maggio 2015, aveva affermato che il paese necessitava di dotarsi di un nuovo modello ed approccio economico in modo da renderlo sicuro in caso di ulteriori shock nel mercato energetico. Sharifov aveva parlato di un “modello inclusivo” che avrebbe protetto maggiormente il paese e perseguito il progetto di diversificazione, promosso già da anni dal Presidente Ilham Aliyev, dando la priorità ad agricoltura, turismo ed IT.

Nel giugno dello scorso anno l’Azerbaigian aveva ospitato i primi European Games nella capitale Baku e l’obiettivo del Governo era stato quello di mostrare al mondo ed ai media i progressi che il paese aveva ottenuto dal punto di vista economico e sociale e l’importanza per la sua posizione geografica che lo rendeva un hub logistico e commerciale verso cui gli investitori stranieri avrebbero dovuto guardare maggiormente.

Questa immagine “rosea” del paese, però, contrastava con i continui problemi economici fino a quando, con un ulteriore abbassamento dei prezzi del petrolio, lo scorso dicembre il Governo di Baku si era visto costretto a svalutare ulteriormente il manat perdendo tra il 35% ed il 40% di potere di acquisto nei confronti del dollaro ed innescando una serie di proteste di piazza nei distretti di Fizuli, Aqsu, Aqcabardi, Siyazan e Lankaran. I media internazionali e gli esperti di settore avevano fatto notare come i beni di prima necessità (farina, patate, uova, pomodori, carne, frutta, vino) erano divenuti quasi inaccessibili per la maggior parte della popolazione; in aggiunta, coloro che aveva stipulato prestiti, finanziamenti e mutui con le banche si vedevano impossibilitati a restituire il denaro perché, al momento della firma dell’accordo, la valuta scelta era stata proprio il dollaro.

La preoccupazione era cresciuta maggiormente quando i media internazionali avevano sottolineato come l’Azerbaigian nel 2015 avesse speso il 60% delle proprie riserve monetarie per poter far fronte alla crisi economica e nella speranza di un innalzamento dei prezzi del petrolio. Secondo il Financial Times, inoltre, a Baku era avvenuto un meeting tra i rappresentanti del Governo azerbaigiano, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale nella quale si era discussa la eventualità di un prestito di 4 miliardi di dollari per evitare la banca rotta.

Come se non bastasse in un periodo di grandi tensioni ed incertezze per l’Azerbaigian, Standard & Poor’s (S&P) aveva deciso di declassare il rating del debito azerbaigiano di una tacca facendolo arrivare a livello BB+ ed allarmando i potenziali investitori etichettando i bond governativi azerbaigiani speculazioni “spazzatura”. L’agenzia di rating, inoltre, prevedeva una contrazione dell’economia dell’Azerbaigian durante il 2016 sebbene il Governo avesse deciso di svalutare la moneta. Il declassamento di S&P aveva provocato però la reazione del Ministro delle Finanze il quale aveva affermato che le valutazioni della agenzia di rating erano state effettuate in maniera errata e non avevano tenuto conto di tutti i fattori e gli elementi necessari.

 

Ilham Aliyev inaugura il periodo post-petrolifero dell’Azerbaigian

Il presidente dell’Azerbagiain Ilham Aliyev, attualmente al suo terzo mandato come leader del paese
La parole espresse dal Presidente Ilham Aliyev durante la cerimonia di celebrazione dei 20 anni del primo Forum della Gioventù dell’Azerbaigian a fine gennaio (ribadite anche in settimana) erano suonate come rassicurazioni alla popolazione ed agli investitori stranieri. Aliyev ha infatti dichiarato che l’Azerbaigian è entrato in un nuovo periodo storico definito “post-petrolifero” 25 anni in anticipo rispetto alle stime degli esperti che prevedevano tale transizione nel 2040. Secondo il presidente azerbaigiano il paese nei prossimi 2-3 anni riuscirà a cambiare il proprio assetto dell’economia e finanziario presentando un nuovo modello che lo renda meno legato al settore energetico e che lo equipari alle economie sviluppate.

Aliev ha sottolineato come le risorse petrolifere hanno permesso all’economia nazionale di crescere ed hanno favorito lo sviluppo di progetti volti alla realizzazione di infrastrutture divenute cardini per l’economia e la società azerbaigiana; attualmente, però, il paese deve iniziare un cambiamento che faccia forza sulla educazione e sullo sviluppo di moderne e nuove tecnologie.

Secondo il FMI l’Azerbaigian ha tutto il potenziale per superare le maggiori sfide e difficoltà, tra cui la crescita economica lenta e l’equilibrio sulla pressione dei pagamenti, se le autorità riusciranno a rafforzare maggiormente le politiche economiche. I rappresentanti dell’organizzazione, dopo la visita a Baku, hanno dichiarato che tra le politiche prioritarie che il paese deve perseguire ci sono quelle di riuscire a formulare un piano di consolidamento fiscale per diversi anni, migliorare la struttura della politica monetaria per supportare i cambiamenti di tasso flessibili, e rafforzare il settore finanziario e le riforme strutturali.

 

La gestione “errata” delle riserve economiche azerbaigiane

Se le parole di Aliyev e del FMI avrebbero dovuto rincuorare i cittadini azerbaigiani, i fatti però contraddicono quanto affermato e la capacità o volontà del Governo di riuscire ad amministrare le proprie riserve equamente e perseguendo obiettivi primari: un caso esemplare è quello del Gran Premio di Formula 1 che verrà ospitato a Baku e la quantità di soldi spesi dal Governo per poterselo aggiudicare e per poterlo organizzare. Allargando il caso al budget nazionale ed analizzando la presentazione effettuata dal Ministero delle Finanze, è possibile evidenziare come ben 202 milioni di dollari (324 milioni di manat) sono stati destinati all’organizzazione di eventi sportivi internazionali nel 2016 (Gran Premio di Formula Uno e la Competizione Internazionale di Scacchi), l’ammontare complessivo di denaro che l’Azerbaigian utilizzerà durante questo anno per permettere il funzionamento degli ospedali per un totale di 9.5 milioni di cittadini.

Con uno stipendio mensile medio di 287 dollari (460 manat), la maggior parte dei cittadini azerbaigiani non potrà di certo prendere parte al Gran Premio di Formula Uno che vede i costi dei biglietti di ingresso per tre giorni raggiungere quota 665 dollari. Rimane quindi da chiedersi chi potrà prendere parte all’evento e per quale motivo, in un periodo di crisi economica, il Governo di Baku non abbia deciso di abbandonare il progetto ed utilizzare l’intero ammontare per scopi sociali.

Vakhid Akhmedov, membro della Commissione Economica parlamentare azerbaigiana ed esponente politico del partito al potere, rispondendo ai dubbi che sono sorti circa il Gran Premio, ha dichiarato che tale evento migliorerà l’immagine del paese ed al momento della sua pianificazione, circa due anni fa, il Governo non poteva prevedere un declino così forte dei prezzi del petrolio. Sebbene i dubbi sulla economia azerbaigiana sono molti, Akhmedov ha sottolineato come le riserve monetarie azerbaigiane sono tali da poter permettere l’organizzazione del Gran Premio.

Ciò che rimane però è una evidente errata gestione fino ad oggi in certi settori delle riserve finanziare dell’Azerbaigian, Stato del Caucaso meridionale il quale, visto il conflitto con la vicina Armenia per quanto riguarda il Nagorno-Karabakh, ha significativamente aumentato i fondi destinati al reparto Difesa e Sicurezza. Seppure per questo anno, secondo le stime di budget del 2016, il Governo di Baku dovrà effettuare un taglio alla spesa della Difesa del 40%, l’Azerbaigian ha speso nel periodo 2010-2015 20 miliardi di dollari per gli armamenti (Turchia ed Israele tra i partner commerciali preferiti).

Nel 2004, anno di elezione di Ilham Aliev come presidente, il budget della difesa era di soli 175 milioni di dollari, ma con il tempo il Governo di Baku ha destinato sempre maggiori fondi al settore riuscendo nel 2011 a raggiungere quota 3.1 miliardi di dollari in armi e sistemi di difesa superando l’intero budget annuale dell’Armenia attestato a 3.06 miliardi di dollari. Se consideriamo il fatto che dal 2001 in poi il paese ha guadagnato più di 116 miliardi di dollari dalle vendite petrolifere, è facile comprendere come buona parte di queste rendite siano state destinate alla Difesa dimostrando però una loro gestione errata.

 

Azerbaigian e Nuova Via della Seta

Grazie alla sua posizione geografica l’Azerbaigian potrà prendere parte al progetto della Nuova Via della Seta ideato da Pechino ottenendo notevoli benefici, tra i quali è possibile citare in primis l’attrazione di capitali esteri da parte di un paese che diverrà uno degli hub logistici di primaria importanza ed uno dei terminali delle linee di trasporto in grado di connettere lo Stato azerbaigiano con quello cinese.

Durante il CIS Global Business Forum di Dubai, il Vice Ministro dell’Economia dell’Azerbaigian, Sahil Babayev, ha infatti posto proprio l’attenzione su questo nuovo ruolo che lo Stato azerbaigiano andrà a ricoprire e sulla partecipazione alla Silk Road Economic Belt la quale, insieme alla Maritime Silk Road, formerà la rete One Belt, One Road voluta dal governo cinese per lo sviluppo delle infrastrutture economiche che possano favorire ed integrare il commercio e gli investimenti in Eurasia.

Una risposta alla recente crisi economica potrebbe proprio arrivare dalla Nuova Via della Seta; lo stesso Babayev ha fatto notare che la Silk Road Economic Belt creerà grandi opportunità per lo sviluppo dell’Azerbaigian focalizzando l’attenzione sui settori dell’agricoltura, del turismo, dell’industria alimentare e della costruzione di macchine industriali e permetterà di perseguire quel progetto di diversificazione economica di cui il paese necessita maggiormente oggi.

Riportando le parole di Babayev, la caduta dei prezzi del petrolio ha indotto l’Azerbaigian a ricercare nuove vie di sviluppo economico e di introito focalizzando l’attenzione, come espresso anche dal Presidente Aliyev, sul settore non petrolifero. Quello che ricerca attualmente il paese è la fiducia degli investitori pronti a sostenere economicamente i progetti nazionali; tali investitori sono stati identificati negli Emirati Arabi Uniti e negli stati membri del Consiglio di Cooperazione degli Stati Arabi del Golfo (CCASG). Ciò non toglie che l’Europa rimane uno dei partner principali per l’Azerbaigian ed il Governo di Baku è pronto ad accogliere positivamente attori pubblici e privati interessati ad investire all’interno del territorio nazionale

Proprio per poter attrarre investimenti stranieri lo scorso anno l’Azerbaigian aveva introdotto un legislazione sul sistema fiscale molto più liberale per le piccole e medie imprese e meccanismi per la facilitazione all’accesso al finanziamento; in aggiunta il Governo di Baku aveva semplificato la possibilità di ottenere il visto per facilitare l’accesso di investitori stranieri all’interno del mercato azerbaigiano.

In conclusione è possibile dire che, a fronte dei problemi di natura interna derivati dalla crisi petrolifera e dalla perdita di potere di acquisto della valuta nazionale, l’Azerbaigian sta cercando di superare la crisi facendo affidamento a partner internazionali forti come la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale, predisponendo un regime fiscale agevolato che invogli gli investitori esteri ad avviare un proprio business sul territorio nazionale, e divenendo parte di quella che sarà una delle più importanti, o forse la più importante, rotta commerciale mondiale: la Nuova Via della Seta. Se il Governo riuscisse nella sfida di amministrare le rendite petrolifere ottimizzandone l’uso per progetti di sviluppo economico o sociale, evitando spese inutili in progetti mediatici e manifestazioni facenti parte della campagna di promozione a livello internazionale, e se a questo si potesse aggiungere una gestione migliore del conflitto del Nagorno-Karabakh grazie ad un intervento serio e strutturato degli attori internazionali, l’Azerbaigian potrebbe uscire dalla crisi economica che sta interessando il paese e potrebbe confermarsi come uno degli attori del mercato mondiale tra i più interessanti.

Giuliano Bifolchi

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