articolo originale: http://www.asrie.org/asrie/2016/02/05/la-minaccia-del-terrorismo-in-georgia-verita-o-pressioni-politiche/
Ritorna di “moda” il problema del terrorismo in Georgia dopo le parole espresse dal Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov il quale, nella conferenza stampa di fine anno 2015, ha dichiarato che il Cremlino avrebbe ricevuto notizie circa l’utilizzo dei membri di Daesh (acronimo dall’arabo ad-Dawlah al-Islāmiyah fī ‘l-ʿIrāq wa-sh-Shām الدولة الإسلامية في العراق والشام), meglio conosciuto in Occidente come Stato Islamico, della Gola del Pankisi come hub di addestramento dei propri combattenti e di coordinamento dei rifornimenti.
L’ombra del terrorismo da tempo aleggia sulla Georgia considerando il fatto che tra le file di Daesh in Siria sono diversi i combattenti caucasici la cui provenienza sarebbe proprio la Gola del Pankisi; Tbilisi ovviamente smentisce tali affermazioni dichiarando che il Governo georgiano ha il perfetto controllo del proprio territorio e che quanto affermato da Lavrov sia errato e nasconda velatamente le mire “espansionistiche” russe.
La Gola del Pankisi situata nella regione nord-orientale della Georgia è adiacente ai confini russi, nello specifico alla Repubblica di Cecenia ed alla Repubblica del Dagestan, paesi nord caucasici che hanno affrontato e continuano a combattere il problema del terrorismo locale etichettato come “insorgenza” o “militanza armata”.
Con lo scoppio del conflitto russo – ceceno iniziato nel 1999, diversi ribelli ceceni erano giunti nella Gola del Pankisi, insieme alla popolazione locale in fuga, con l’obiettivo di giungere in Turchia, in Medio Oriente oppure in Europa ed avevano utilizzato il territorio georgiano come base per effettuare incursioni in Cecenia e combattere le truppe russe. La preoccupazione del Cremlino circa la presenza di combattenti ceceni nella regione aveva infatti indotto le forze di sicurezza russe a condurre un attacco aereo nell’agosto del 2002.
Come esito del conflitto russo – ceceno, la Gola del Pankisi è divenuta la casa per una nutrita comunità cecena tra cui è possibile annoverare quella dei Kist, popolazione musulmana che parla un dialetto del Vainakh (Ceceno-Inguscio).
Le fonti locali ed i media internazionali hanno sottolineato come centinaia di giovani ceceni del Pankisi attualmente combattono in Siria: i due casi esemplari sono quelli di Tarkhan Batirashvili, conosciuto con il nome di battaglia Abu Omar al-Shishani, ossia il Ceceno, divenuto un comandante prima di Jaish al-Muhajireen wa al-Ansar, gruppo affiliato prima ad al-Qaeda, e poi di Daesh, e Murad Margoshvili, aka Muslim Abu Walid al-Shishani, entrambi inseriti dagli Stati Uniti nella lista dei terroristi internazionali.
Ad alimentare maggiormente l’ipotesi di una presenza di terroristi in Georgia è il video apparso in rete il 23 novembre 2015 nel quale quattro combattenti caucasici fedeli a Daesh invitavano tutti i fedeli musulmani georgiani ad unirsi alla lotta guidata da Abu Bakr al-Baghdadi e minacciavano gli “infedeli” di morte. L’analisi del video aveva permesso di riconoscere i fautori come cittadini georgiani originari della Repubblica di Adjara, entità autonoma situata nella parte meridionale dello Stato georgiano a maggioranza musulmana e confinante con la vicina Turchia, quindi ponte naturale di passaggio per i cosiddetti foreign fighters.
Il video spiegava la volontà di Daesh di prendere possesso della Georgia accusata di aver partecipato alle missioni della NATO sia in Iraq che in Afghanistan e quindi di essere il carnefice di centinaia di migliaia di fedeli musulmani; inoltre venivano presi di mira i leader spirituali musulmani nella regione di Adjara accusati di confondere i fedeli e di distoglierli dal loro obiettivo principale.
Ulteriore prova della presenza di combattenti jihadisti in Georgia è l’arresto avvenuto il 22 novembre 2015 di Davit Borchashvili da parte dei Servizi di Sicurezza (SSSG): l’uomo, anch’esso originario della Gola del Pankisi, aveva violato l’articolo 328 del codice georgiano in merito al contatto con le organizzazioni terroristiche. Secondo un video apparso su Youtube, Borchashvili sarebbe stato ripreso in una zona non identificata della Siria a bordo di un automobile insieme a degli uomini armati con una bandiera di Daesh nello sfondo. Seppure l’uomo si è sempre dichiarato estraneo a qualsiasi contatto con gli uomini di al-Baghdadi, affermando di aver combattuto in Siria tra le fila del Free Syrian Army e contro le truppe regolari di Bashar al-Assad, quanto accaduto è un ulteriore prova della presenza terroristica o dei contatti esistenti tra coloro che combattono in Siria ed Iraq ed i cittadini georgiani.
Dopo questa serie di episodi e dopo le parole del Ministro degli Esteri russo, il Governo di Tbilisi ha cercato di placare questa ondata di sospetti e paure nel proprio paese con dichiarazioni ed affermazioni importanti: il Ministro degli Affari Interni georgiano, Vakhtang Gomelauri, ha infatti affermato che la Gola del Pankisi è assolutamente una zona calma e che il Governo può dichiarare con confidenza che nessun gruppo stia conducendo delle esercitazioni militari nella regione.
Parlando del caso di Ahmed Chataev, combattente ceceno e veterano di guerra inserto dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti nella lista dei terroristi lo scorso ottobre perché accusato di operare a nome di Daesh, Gomelauri ha affermato che l’uomo è stato rilasciato legalmente dalla Corte georgiana nel 2013. Precedentemente Chataev era stato scagionato e liberato dalla Corte svedese nel 2008, da quella ucraina nel 2009 e da quella bulgara nel 2011. È dopo il suo ultimo rilascio che Chataev, tramite la Turchia, è giunto in Siria ed è entrato in contatto con Umar al-Shishani e con i ceceni nativi della Gola del Pankisi fedeli a Daesh.
Oltre a Chataev, Abu Omar al-Shishani e Abu Walid al-Shishani, circa 100 ceceni provenienti dal Pankisi stanno attualmente combattendo in Siria e 14 di loro sono stati uccisi, secondo quanto confermato dalle fonti.
A calmare gli animi ed a rassicurare i partner occidentali, in special modo la NATO, è intervenuto anche il Presidente georgiano Giorgi Margvelashvili il quale ha convocato un meeting speciale del Consiglio di Sicurezza Nazionale alla quale hanno partecipato il Primo Ministro, il Ministro degli Affari Interni ed il Ministro della Difesa. A termine della riunione Margvelashvili ha dichiarato di essere “assolutamente sicuro che le nostre agenzie di sicurezza controllano completamente la situazione nel Pankisi”.
Il 30 gennaio 2016 il presidente georgiano insieme all’Ambasciatore degli Stati Uniti Ian Kelly ed a quello dell’Unione Europea Janos Herman hanno effettuato una visita nella Gola ed hanno constatato la tranquillità della situazione; Margvelashvili ha sottolineato come il livello di criminalità locale sia tra i più bassi rispetto alle altre regioni, mentre Kelly ha dichiarato che nell’area non esistono basi terroristiche aggiungendo il fatto che gli Stati Uniti cooperano a stretto contatto con la Georgia nella lotta al terrorismo.
Alcuni esperti affermano che le dichiarazioni di Lavrov sono soltanto una giustificazione data dal Cremlino per la sua volontà di non facilitare il regime dei visti con la Georgia reso rigido proprio durante il conflitto russo – ceceno a causa della presenza di combattenti ceceni nel Pankisi; in aggiunta, tale azione potrebbe essere vista come una ulteriore pressione da parte di Mosca nei confronti di Tbilisi per quello che riguarda la apertura di una rete ferroviaria diretta dalla Federazione Russa verso l’Armenia passando proprio per il territorio georgiano. Ulteriore pressione potrebbe essere fatta per quel che riguarda il tema dell’energia e dell’esportazione del gas naturale che vede attualmente la Georgia dipendere principalmente dall’Azerbaigian e Mosca voler riprendere il possesso ed il controllo del Caucaso meridionale dal punto di vista energetico, economico e militare.
Pressioni politiche o verità, quello che appare evidente è che la Georgia sia parte di un gioco geopolitico che oppone Russia e Stati Uniti nel quale si è andato ad inserire l’elemento del terrorismo islamico come fattore destabilizzante. Le ambizioni del Cremlino sul Caucaso meridionale non sono infatti una novità, ma è anche vero che il numero di combattenti caucasici ed il recente video pubblicato dai fedeli di Daesh in merito alla Georgia gettano l’ombra del terrorismo sul paese.
Giuliano Bifolchi
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