Agli inizi di ottobre Baku ha ospitato la conferenza Azerbaigian & Caspian Oil and Gas Week 2015 nella quale sono stati analizzati gli sviluppi del mercato petrolifero e del gas naturale della regione caspica e dell’Azerbaigian e nella quale sono stati presentati i progetti futuri del settore. Questa conferenza ha permesso di porre l’accento sul crescente e consolidato ruolo che lo Stato azerbaigiano sta avendo nel mercato energetico grazie ad una diretta partnership con l’Europa che ha individuato nell’Azerbaigian uno dei fornitori di gas naturale per diminuire la sua dipendenza dalla Russia. Abbiamo intervistato Elnur Soltanov, Rettore della Scuola degli Affari Internazionali e Pubblici della ADA University di Baku e Direttore del Caspian Center for Energy and Environment, con l’intento di avere una panoramica del settore energetico azerbaigiano e comprendere gli assetti e le dinamiche regionali.
Guardando all’Azerbaigian ed al ruolo che ha assunto e sta assumendo sempre di più nel mercato energetico, e pensando anche alla partnership che si sta creando con l’Unione Europea per quanto riguarda la fornitura di gas naturale, crede che possa esistere una reale competizione tra Baku e Mosca in questo settore?
“Le relazioni tra i due paesi sono ottime e proseguono nelle direzione del rafforzamento e dell’implementazione in diversi settori.
Se tralasciamo gli aspetti relativi alla diplomazia internazionale ed alla sicurezza che vedono coinvolta la Russia al fianco dell’Armenia, paese con il quale l’Azerbaigian è in conflitto per la regione del Nagorno-Karabakh, e concentriamo la nostra attenzione soltanto sul settore del petrolio e del gas naturale, posso affermare che i nostri rapporti sono ottimi e non esiste una vera sfida tra i due paesi.
Infatti i nostri progetti principali, il Trans Anatolian Pipeline (TANAP) ed il Trans Adriatic Pipeline (TAP), non hanno ricevuto una opposizione diretta ed ufficiale da parte del Cremlino e nessuno dei rappresentanti del Governo di Mosca credo abbia mai affermato che questi progetti siano inaccettabili. Inoltre analizzando le nostre rotte di esportazione del gas è possibile vedere come queste non “minacciano” direttamente la Russia, perché prendono in esame delle aree geografiche dove l’interesse russo non è reale ed attivo, mentre escludono ad esempio la zona dell’Europa centrale dove attualmente la Gazprom opera.
Se poi volessimo prendere in esame anche la possibilità dell’esportazione del gas turkmeno in Europa attraverso le rotte dell’Azerbaigian, anche questo caso secondo la mia opinione non può essere visto come una vera minaccia per la Russia e per la sua presenza nel mercato energetico europeo.
In conclusione posso dire che, a mio parere, le relazioni azero-russe sono ottime anche nel settore energetico e che l’idea di una sfida oppure di un Azerbaigian antagonista della Russia mi sembra non plausibile e reale”.
Se parliamo del progetto Turkish Stream che il Cremlino sta cercando di promuovere e realizzare, come potrebbe questo gasdotto influenzare le esportazioni dell’Azerbaigian ponendolo in relazione al diretto legame che lega Baku ad Ankara attualmente grazie al TANAP?
“Credo che il Turkish Stream sia un progetto ideato dalla Russia che inizialmente dovrebbe trasportare 63 milioni di metri cubi di gas (bcm) attraverso la Turchia e non la Bulgaria, ma attualmente a seguito della Crisi Ucraina ed a seguito del “fallimento” del Southern Gas Corridor, che aveva visto l’acquisto di materiale ed equipaggiamento per ingenti somme di denaro, molto probabilmente Mosca sta cercando di sfruttare proprio quanto già acquisito realizzando un gasdotto diretto verso Ankara.
Turkish Stream ovviamente potrebbe minacciare l’Azerbaigian qualora questo venga utilizzato per l’esportazione di un ammontare di gas superiore a quanto previsto, ma occorre dire però che il mercato energetico turco è in continua espansione ed attualmente l’acquisto del gas russo per Ankara è più costoso rispetto al gas dell’Azerbaigian, paese con cui detiene forti legami ed importanti relazioni internazionali. Quello che credo è che, con la possibilità di scegliere tra due diverse rotte di esportazioni, la Turchia potrà giocare sul prezzo del gas e sulle quantità in base ai propri interessi contando sul fatto che il mercato turco è fondamentale per il nostro paese visto che attualmente rappresenta il 90% delle nostre esportazioni di gas naturale a cui è possibile aggiungere piccole percentuali verso la Georgia ed ancora più piccole verso la Federazione Russa.
L’Unione Europea continua a promuovere la Trans Caspian Pipeline, progetto che prevede l’esportazione del gas turkmeno in Europa attraverso l’Azerbaigian il quale permetterebbe a Bruxelles di ridurre notevolmente la morsa russa. Crede veramente che questo gasdotto sia realizzabile? In che modo l’Azerbaigian si pone sulla sua costruzione ed in che modo potrebbe beneficiarne?
Mi permetta di fare una premessa, ossia che il progetto TCP è qualcosa che la Russia sicuramente teme ed odia perché minaccia direttamente la presenza russa ed il suo controllo sul mercato europeo se pensiamo alle ingenti quantità di gas naturale di cui dispone il Turkmenistan. Una realizzazione del gasdotto TCP potrebbe distruggere tutti i progetti ed i calcoli effettuati dalla Gazprom per quel che concerne le rotte di esportazioni ed implicherebbe la necessità da parte della Russia di trovare nuove rotte verso cui vendere il proprio gas naturale.
La realizzazione del progetto TCP dipende direttamente dal Turkmenistan e dall’Europa e dalla loro reale volontà; ovviamente il Turkmenistan non può sfidare la Russia da solo per quel che riguarda il settore energetico, mentre Bruxelles in questo momento non sembra in grado di farlo non a causa dei mezzi, ma per la mancanza di una politica proiettata proprio a diminuire il potere energetico che la Federazione Russa ha nei suoi confronti. Molto probabilmente prima della Crisi Ucraina l’Unione Europea aveva un margine di azione maggiore ed avrebbe dovuto costruire una politica a suo vantaggio basata sulla negoziazione con la Russia per quanto riguardava il gas, ma attualmente dopo le sanzioni, le quali non hanno prodotto il successo sperato, credo che Bruxelles abbia dimostrato tutta la propria debolezza.
Se volessimo parlare di percentuali di realizzazione della TCP, all’inizio la costruzione del gasdotto aveva un 5% di possibilità, ma attualmente credo che queste siano diminuite ancora di più. Per quanto riguarda il nostro paese noi attendiamo soltanto gli esiti e gli sviluppi del progetto essendo noi non i produttori ma una via di transito il quale potrà mettere a disposizione le proprie strutture.
Petrolio e gas naturale hanno permesso all’Azerbaigian di sviluppare la propria economia e di progredire, ma recentemente la crisi dei prezzi del petrolio ha avuto un consistente effetto negativo sul vostro paese e sulla vostra economia spingendo il Governo a svalutare il manat, moneta nazionale. Allo stesso tempo sono anni che il Governo di Baku promuove una diversificazione economica e lo sviluppo del settore non petrolifero proprio per poter ridurre la dipendenza del paese dal gas naturale e dal petrolio. Secondo Lei l’Azerbaigian ha realmente lavorato per poter ridurre l’incidenza della produzione petrolifera sul proprio PIL oppure tanto ancora deve essere fatto? Ed inoltre, esistono politiche volte a favorire le energie alternative in modo da ridurre anche l’impatto ambientale e l’inquinamento?
Parlando delle energie alternative abbiamo abbastanza sviluppato il settore dell’energia idroelettrica con numerose centrali nel paese e questa è sfortunatamente l’unica energia alternativa che deteniamo perché le altre mancano di un vero sviluppo anche se i progetti esistono. Pensiamo per esempio all’energia eolica ed al fatto che Baku è affacciata sul Mar Caspio, area ventosa per eccellenza, anche se attualmente non esistono importanti strutture per poter sfruttare questa risorsa.
Sfortunatamente posso dire che l’Azerbaigian non si è molto impegnato nel settore dell’energia alternativa e delle rinnovabili e molto probabilmente gli sforzi maggiori sono stati fatti e verranno fatti nel settore idroelettrico con centrali di piccola capacità in grado di fornire energia alle comunità locali circostanti.
Parlando del progetto di diversificazione dell’economia e dell’implementazione del settore non petrolifero posso affermare che c’è ancora molto lavoro da fare in Azerbaigian per poter permettere che la loro incidenza possa controbilanciare quella del petrolio e del gas naturale sul nostro PIL e sulla nostra crescita.
Ovviamente la caduta dei prezzi del petrolio ha avuto un forte impatto sulla nostra economia, però vorrei sottolineare come il Governo, grazie alla State Oil Fund of Azerbaigian (SOFAZ), in precedenza aveva salvato circa un terzo delle rendite petrolifere, ammontare superiore di quello di paesi come Russia ed Arabia Saudita ad esempio, e quindi la crisi petrolifera anche se ha colpito l’Azerbaigian non ne ha provocato il collasso e le misure adottate hanno permesso di continuare a perseguire i propri programmi sociali e l’assistenza al cittadino. Quello che potremmo vedere è un cambio delle priorità ed un lieve abbassamento dei livelli di vita all’interno del nostro territorio il quale potrebbe affrontare periodi difficili, anche se credo che l’Azerbaigian ha le risorse necessarie per poter superare questo ostacolo e continuare il suo processo di sviluppo nazionale.
In ultimo parlando della situazione ambientale credo che molti dei nostri problemi derivino dagli anni di governo dell’Unione Sovietica caratterizzati dallo sfruttamento del petrolio senza tenere conto dell’impatto ambientale; obiettivo infatti di Mosca al tempo era quello di favorire la crescita economica e non di pensare alle tematiche ambientali.
Il settore chimico è quello che ha inciso maggiormente sull’inquinamento, ma posso anche affermare che i livelli maggiori di preoccupazione erano legati al periodo sovietico; dopo il collasso dell’URSS e l’indipendenza del paese le problematiche ambientali sono diminuite, in special modo grazie all’affidamento ed alla presenza sul nostro territorio di una compagnia di esperienza internazionale come la BP la quale con tecnologie moderne e con i propri standard e parametri ha permesso la tutela ambientale.
(a cura di) Giuliano Bifolchi
Il CeSE-M sui social