Il ruolo dell’analista nel ciclo dei servizi segreti militari

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Analista-Investitore

La storia restituisce la figura del capitano Sir Mansfield Cumming che per testare la capacità degli aspiranti agenti segreti inglesi, ordinava loro di infilzare con un tagliacarte la sua gamba di legno. Ovviamente il candidato non era a conoscenza della menomazione e se indugiava o si rifiutava di compiere quel gesto, veniva irrimediabilmente considerato non idoneo. Nel tempo i metodi di reclutamento sono ovviamente cambiati, benchè le caratteristiche richieste ad un agente segreto siano rimaste simili. Ma nel processo di intelligence si è evoluta la figura dell’analista, sino ad assurgere a centrale.

Il terrorismo, la sicurezza economica e finanziaria, generate dalla crisi globale, sono i responsabili dell’aumento delle minacce nel mondo multipolare ed iperconnesso. I processi di miglioramento in materia di tecnologia e la rivoluzione nelle dinamiche della globalizzazione, hanno ridotto le tempistiche dei decisori, un fattore che obbliga i Servizi ad operare simultaneamente su diversi ambiti, senza diminuire l’accuratezza necessaria alle esigenze delle autorità di Governo e Militari. L’Intelligence è il valore aggiunto scaturito dalla raccolta, valutazione, analisi, integrazione ed interpretazione delle informazioni disponibili potenzialmente significative per una scelta decisionale. Dunque, lo scopo è diminuire le incertezze riguardo alle capacità ed alle azioni dell’avversario ed anche degli alleati, come evinto dal Datagate.

Il processo di acquisizione e valutazione dei dati, permetterà al decisore politico e militare di essere parte della realtà in cui è calato, con la comprensione e la percezione dei fatti. Inoltre, sarà agevolato nella sua strategia di contrasto dall’identificazione dei possibili rischi che il suo atteggiamento comporterà. L’analista principalmente, interpreta e valuta le informazioni al fine di prevenire attività criminose ed in contemporanea delinea le possibili opportunità per bloccare eventi ostili. Si occupa di trasformare i dati grezzi, raccolti attraverso i diversi canali informativi, in materiale adatto ad essere compreso ed utilizzato da parte del livello direttivo, cioè da quelle figure che, all’interno di un’organizzazione, si occupano di definire le strategie e di effettuare le scelte. L’analista, dunque, è colui che trasforma l’informazione in Intelligence. Pertanto organizza, verifica e rende facilmente comprensibili i dati raccolti ed elaborati. Perciò è il dispensatore di quella tipologia di conoscenza che passerà al servizio del decisore; ossia lo agevolerà sia a comprendere le strategie e le capacità degli attori stranieri o nazionali, quanto a mettere in atto un preciso piano in contrasto allo Stato bersaglio od agli elementi sovversivi.

L’implementazione a tali dati è nell’analisi previsionale, vale a dire l’identificazione delle linee di sviluppo futuro a seguito delle conseguenze ad azioni coercitive messe in atto dal decisore nei confronti degli aggressori, dunque i rapporti politici e militari che intercorreranno con questi ultimi. Una completezza che dovrà mirare a delineare la veridicità dei prossimi scenari sociali. L’analisi strategica deve tendere, perciò, ad influire sul futuro indicando le metodologie per regolare il corso degli eventi durante una crisi, assegnando obiettivi a lunga scadenza con l’esame delle minacce attuali ed emergenti alla sicurezza nazionale. Il termine intelligence, potrebbe essere declinato come l’arte di carpire all’avversario le sue intenzioni e questa rimane la migliore prevenzione per ridurre gli effetti dei rischi e delle minacce. Ciò si traduce in una attività investigativa su tutto quanto accada nel territorio avversario trattando argomenti od informazioni segrete. Tale caratteristica è sempre meno vera con l’avvento della nuova era digitalizzata, dove molte informative riservate sono commercialmente acquistabili od addirittura reperibili su Internet.

Nel computer però, si trovano ripetizioni, coincidenze e discordanze, pertanto ritorna la centralità dell’analista, infatti solo un profondo conoscitore della materia può discernere i dati reali tra la vastità dei contenuti nello spazio virtuale. Il fattore aggiunto dell’esperto è nell’interpretazione logica delle informazioni fra loro scollegate, il conseguire una verità estrapolata tra altre ipotizzate. In questo percorso, dovrà scientificamente raccogliere le notizie acquisite, sia quelle che avvalorano la teoria sulla quale si è iniziata la ricerca, quanto quelle che la smentiscono e suddividerle poi in gruppi logici, scevri da interpretazioni personali. Quindi, eliminate interferenze interne, esterne ed individuali, dovrà produrre un indicatore. Quest’ultimo è quella sezione di informazioni che, nella globalità di una situazione, agevola la comprensione dei fatti pregressi e permette all’analista di formulare una ipotesi su quanto potrebbe accadere. Infatti, nel mondo iperconnesso, sempre più ricco di notizie di facile accesso, ma spesso di difficile interpretazione, la figura dell’analista si sta attestando ad un ruolo preponderante all’interno del Ciclo di Intelligence. Il crescente volume di informazione disponibili ha assunto una connotazione di fondamentale importanza: spesso, infatti, non è la carenza di notizie bensì la sua sovrabbondanza a creare problemi interpretativi e questo rende sempre più complesso e necessario il lavoro dell’analista. L’abbondanza di dati fa crescere a dismisura le nozioni metodologiche e tecnologiche che deve avere a disposizione per poter svolgere in modo proficuo il proprio lavoro. In questo contesto il mondo istituzionale ha maturato la consapevole necessità di una nuova figura dell’analista, la quale va a distinguersi nettamente dal tradizionale agente investigativo quanto a competenze possedute nonché a collocazione e mansioni organizzative assegnate. L’analisi è un processo che impiega metodi scientifici mescolando intuizione, esperienza, modelli matematici, simulazioni al computer e buon senso.

Il prodotto finale è orientato a diversi ambiti di interpretazione: prevenire sorprese all’organizzazione di appartenenza fornendo servizi di allarme precoce allo scopo di individuare gli orientamenti ed i segnali precursori di pericoli e minacce; supportare il processo decisionale; monitorare e mantenere sotto controllo lo stato dell’arte per quanto riguarda le organizzazioni, o le nazioni antagoniste; contribuire a sviluppare strategie; svolgere un ruolo chiave nella raccolta delle informazioni previsionali in grado di disegnare gli eventi futuri, consentendo ai decisori lo studio di piani strategici. Nel ciclo dell’acquisizione dati, non esiste una soluzione di continuità tra la risposta alle domande e la nuova richiesta di informazione derivante dall’elaborazione precedente. Originando dalla istanza inziale, i decisori politici stabiliranno una interrogazione sulla base delle loro necessità strategiche. Dopo una fase di pianificazione, in cui si decidono le metodologie di acquisizione dell’informazione, segue una fase di raccolta segreta. Una volta che si è in possesso dei dati necessari, si prosegue con la fase di analisi e di produzione dell’intelligence vera e propria, la quale verrà a questo punto distribuita, innanzitutto ai richiedenti ma anche a tutte le altre strutture che si suppone possano trarne vantaggio.

Nell’ambito dell’intelligence, il termine generico “fonte” vuole indicare qualsiasi sorgente di informazione, sia quella umana, quanto il database aziendale, così come la fotografia satellitare, od ancora l’intercettazione telefonica. Alla storica figura dell’informatore, denominata più istituzionalmente HUMINT, HUMan INTelligence, l’analista, agevolato dalle innovazioni tecnologiche, può utilizzare diverse fonti: TECHINT, TECHnical INTelligence, la raccolta attraverso mezzi tecnologici; l’OSINT, Open Source INTelligence, l’analisi delle fonti aperte, che prende in considerazione tutta l’informazione disponibile in rete e sulla stampa cartacea; l’ELINT, ELettronic INTelligence, ossia la sorveglianza elettronica dei flussi di comunicazione. Questi supporti all’attività di analisi, facilitano il lavoro dell’analista, in particolare in quelle eccezioni dove i dati raccolti siano insufficienti oppure sovrabbondanti. L’approccio metodologico può migliorare le qualità dell’informazione, agevolando l’identificazione di errori o lacune nell’informazione stessa, ma non potrà predire comportamenti inaspettati. In un mondo multipolare e globalizzato, dove le variabili sono asimmetriche ed imprevedibili, l’esattezza dell’analisi strategica rappresenta l’unico valore aggiunto che la comunità dell’Intelligence può addurre al processo decisionale. Una corretta analisi non si traduce esclusivamente nella lettura dei dati e neanche nell’assicurare alla giustizia gli autori dei delitti, ma deve essere una perfetta attività di prevenzione ed anticipazione dell’evolversi degli atti ancora in stato embrionale.

La sfida che i Servizi dovranno affrontare è la sicurezza, ad iniziare dai metodi di valutazione dei candidati, questo per evitare altre delazioni simili a quelle di Edward Snowden, il cui ultimo prodotto è stato il costringere il Secret Service inglese a rimuovere i suoi agenti dai paesi ostili. Infatti i russi sono riusciti a decriptare parte dei documenti sottratti all’NSA, esattamente quelli dove erano riportati i nomi degli agenti britannici.

Giovanni Caprara

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