Lo sviluppo e il progresso in Tibet rappresentano il risultato inevitabile della Storia

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“La Repubblica Popolare Cinese e il Tibet”: progetto di ricerca del Cesem.
 

di Stefano Vernole

 

 
 
 

 Introduzione

Il Tibet, regione autonoma della Repubblica Popolare Cinese, si trova nella parte meridionale dell’altopiano Qinghai-Tibet, al confine sud-ovest della Cina.

Il Tibet è stato parte integrante della Cina fin dai tempi antichi ma prima degli anni 1950 era una società di servitù feudale, dominata da un governo teocratico attraverso una combinazione di poteri politici e religiosi.

I funzionari di governo, gli aristocratici e i monasteri mantenevano di comune accordo uno stretto controllo sulle risorse e le ricchezze del Tibet, mentre il popolo tibetano viveva una situazione di miseria terribile, senza alcuna libertà.

La fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 ha segnato l’ingresso del Tibet nella civiltà moderna.

Dopo una serie di importanti tappe storiche, dalla sua liberazione pacifica alle riforme democratiche per la costituzione della regione autonoma e l’apertura al mondo esterno, il Tibet è stato mantenuto nella stessa corsia di sviluppo del resto della Cina.

I punti principali della strategia economica sono stati fondamentalmente quattro: 1) la stipulazione di accordi paritari e di mutuo vantaggio con i Paesi limitrofi sulla base dei “cinque principi della coesistenza pacifica”, che hanno posto fine allo stato semi-coloniale del Tibet; 2) la costruzione delle strade Kang-Tibet e Qinghai-Tibet e dell’aeroporto Dangxiong, che hanno implementato i trasporti e rafforzato i collegamenti tra Lhasa e Pechino; 3) la costruzione di fabbriche e fattorie sintetiche dotate di moderni impianti industriali, banche, società commerciali, uffici postali … per favorire lo sviluppo industriale e commerciale del Tibet; 4) l’introduzione di avanzate tecnologie di coltivazione tramite il dissodamento dei terreni deserti e la costruzione di fattorie, la concessione di crediti a fondo perduto per l’agricoltura, l’allevamento e l’artigianato che ne hanno consentito il decollo economico.

Mezzo secolo dopo, il Tibet è un mondo completamente diverso da quello che era prima degli anni ‘50.

Il popolo tibetano ha guadagnato la libertà, l’uguaglianza, la dignità e gode completamente dei frutti della civiltà moderna.

La Costituzione della Repubblica Popolare Cinese stabilisce che tutti i cittadini, raggiunta l’età di 18 anni, possano votare e candidarsi alle elezioni indipendentemente dall’etnia, dalla razza, dal sesso, dalla religione, dalla professione …

Secondo i dettami costituzionali i suoi abitanti lavorano duro e all’unisono verso la costruzione di una società socialista unita, democratica, ricca, culturalmente ed eticamente avanzata, armoniosa.

Lo sviluppo ed il progresso si accordano con le regole seguite nello sviluppo della società umana e riflettono le aspirazioni comuni di tutti i gruppi etnici in Tibet – oltre ai tibetani, almeno una dozzina – Han, Hui, Moinba, Lhoba, Naxi, Nu, Drung e altri.

Si tratta del risultato naturale dello sviluppo e del progresso della Cina nel suo complesso, come dimostra l’ineluttabilità della storia di quella nazione.

Lo sviluppo e il progresso nel Tibet moderno derivano anche dalla logica insita nel suo ambiente sociale e storico, in linea con il progresso della civiltà moderna.

Prima del 1959, invece, il Tibet era una società tipica di servitù feudale dominata da una teocrazia caratterizzata da una combinazione di poteri politici e religiosi.

L’alleanza tra proprietari terrieri, capi dei monasteri e funzionari governativi consentiva a questa piccola minoranza di possedere rispettivamente il 24%, il 36,8% e il 28% della terra coltivabile della regione, mentre migliaia di servi (divisi a loro volta in tre categorie) potevano essere venduti, regalati, frustrati e torturati.

 
 
 

La società tibetana prima del 1959

Esiste una cospicua letteratura che descrive la situazione della società tibetana prima del 1959 e dai seguenti brani si può avere un’idea dell’arretratezza dell’antico Tibet.

Nel suo libro del 1905, “The Unveiling of Lhasa”, l’ex giornalista britannico in India Edmund Candler, che lavorava per il Daily Mail, ha registrato alcuni parametri della vecchia società tibetana:

<<Il Tibet è regolato sul sistema feudale. I monaci sono i padroni, i contadini loro servi … al momento, la gente è medievale, non solo nel proprio sistema di governo e nella propria religione – la loro inquisizione, la stregoneria, le loro incarnazioni, le prove di fuoco e l’olio bollente – ma in ogni aspetto della loro vita quotidiana … Si passa duramente una vita per riuscire con il proprio lavoro e in misura scarsa a sostenere le esigenze di prima necessità … Lhasa è squallida e sporca in maniera indescrivibile, non drenata e sterrata. Non una sola casa è pulita e curata. Le strade dopo la pioggia non sono altro che pozze d’acqua stagnante frequentate da maiali e cani alla ricerca di rifiuti >> (1).

In “Ritratto di un Dalai Lama: la vita ai tempi del Grande Tredicesimo”, un lavoro del 1940 di Charles Bell, il tibetologo britannico compì diverse osservazioni sulle dure punizioni corporali praticate in Tibet: <<Allo stesso tempo il codice penale tibetano è drastico. Oltre alle multe e alla reclusione, le fustigazioni sono frequenti, non solo di persone già condannate per un reato, ma anche di persone accusate, anzi di testimoni, nel corso del processo. Per i reati gravi, si fa uso della gogna come pure del cangue, un quadrato pesante a forma di tavola di legno legato al collo. I ceppi di ferro sono fissati sulle gambe di assassini e ladri incalliti. Ogni grave o ripetuta infrazione, come l’omicidio, la rapina violenta, i furti ripetuti, o gravi falsificazioni, possono essere puniti con il taglio del polso, il taglio del naso, o anche con gli occhi strappati, quest’ultima più probabilmente per qualche crimine politico efferato. In altri tempi i condannati per omicidio sono stati messi in un sacco di pelle, che è stato cucito e gettato in un fiume>> (2).

Il canadese tibetologo A. Tom Grunfeld pubblicò nel 1987 “The Making of Modern Tibet”, in cui scrisse: <<I tibetani sono stati governati da un’insolita forma di teocrazia feudale …. I capi dei feudi hanno mantenuto il monopolio del potere su tutte le questioni locali. I servi erano ‘legati’ ai loro padroni …. Mentre impotenti erano quelli che richiesero il permesso di entrare in un monastero e anche di sposarsi. Se si tratta di due servi di diversi signori sposati, i figli maschi tornano al signore del padre, mentre la prole femminile deve avere il permesso della madre per lasciare la tenuta – anche per il periodo più breve – per occasioni come le visite dei familiari, i pellegrinaggi, mentre per qualche scambio di posto va richiesto il consenso del signore. Storicamente c’era scarsa mobilità di classe in Tibet e per la maggior parte i servi sono stati costretti ad accettare la posizione in cui si trovarono alla nascita. Non c’è prova per sostenere le immagini di un utopico Shangri-la>> (3).

Due funzionari cinesi, Shen Zonglian e Liu Shengqi, che hanno lavorato presso la Commissione Affari Esteri del Governo cinese per la Mongolia e il Tibet prima del 1949, riportarono nel loro libro del 1953 “Il Tibet e i tibetani”: <<Gli uomini collocati ai vertici del governo di Lhasa sono tratti dalla classe superiore formata da meno di un centinaio di ancora fiorenti famiglie nobili e da una gerarchia ecclesiastica di pari dimensioni. Per loro le masse tibetane sono i tagliatori di legna e i portatori d’acqua. Tagliare fuori completamente dalle tendenze mondiali e da tutte le forze sociali dormienti in Tibet, crogiolarsi al sole calante di un’ autocrazia feudale teocratica, questa classe privilegiata può esistere solo grazie all’ ignoranza e al letargo politico dei tibetani. Il loro status privilegiato è destinato a crollare in questo mondo in rapida evoluzione, il processo è in corso e può solo essere accelerato>> (4).

E’ quindi evidente che per secoli la società tibetana è rimasta impantanata e stagnante a causa della sua arretratezza servile e della posizione geografica isolata del Tibet.

Alla metà del 20° secolo, quando l’umanità compiva un balzo verso la civiltà moderna, il Tibet si trovava ancora molto indietro rispetto al resto del mondo.

 
 
 

Pietre miliari dello sviluppo del Tibet e il suo progresso

La fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 ha aperto nuove prospettive per lo sviluppo e il progresso della nazione ad un livello senza precedenti.

Nel 1951 il Governo centrale di Pechino e quello tibetano locale hanno firmato l’accordo sulle misure per la liberazione pacifica del Tibet, come simbolo dell’integrazione al resto della Cina.

Il 1959 ha però segnato una svolta nella sua storia, i tibetani hanno esercitato attivamente il diritto di voto e di eleggibilità conferitogli dalla Costituzione, hanno partecipato a tutti i livelli all’elezione dei deputati del Congresso Nazionale del Popolo (NPC) e successivamente (1965) alla gestione degli affari locali della Regione Autonoma del Tibet.

In quell’anno il ceto dirigente superiore e reazionario del Tibet non è riuscito, nonostante una ribellione armata, a perpetuare il proprio status favorevole di servitù feudale e il Governo centrale ha annunciato pubblicamente il licenziamento del Governo locale tibetano.

Nel frattempo persone appartenenti a tutti i gruppi etnici presenti in Tibet hanno lanciato un’ampia riforma democratica per rovesciare il sistema di servitù feudale del Tibet in vigore sotto la teocrazia da centinaia di anni, inaugurando una riforma sociale che è stata considerato la più estesa, profonda e progressiva nella storia tibetana.

La riforma democratica ha liberato circa un milione di servi della gleba e di schiavi, ha attuato i diritti umani fondamentali di equità e libertà per il popolo tibetano per la prima volta nella storia, ha gettato le basi economiche, politiche e sociali necessarie per il futuro sviluppo della regione e per il suo progresso.

Le terre e i beni dei proprietari latitanti o detenuti vennero ridistribuiti ai contadini e ai pastori, i possidenti che non erano stati coinvolti nella ribellione poterono mantenere la proprietà di un lotto di terra e di altri mezzi di produzione.

Nel 1965 è stata fondata la Regione Autonoma del Tibet e sono stati istituiti sistemi di Congresso del popolo insieme all’autonomia regionale etnica; il Congresso della Regione Autonoma ha emanato 220 regolamenti locali o separati, relativi agli aspetti economici, culturali, educativi, ambientali … incluse alcune Risoluzioni per la lotta alle attività separatiste.

Questi eventi hanno segnato il salto in avanti della società tibetana, da una condizione di servitù feudale sotto la teocrazia al socialismo, con persone finalmente in grado di diventare padroni di se stesse.

Con l’istituzione del nuovo sistema politico e la diffusione di idee sulla politica di autogestione, gli ex servi e schiavi (cioè il 95% della popolazione), nonché gli aristocratici feudali sono divenuti tutti cittadini moderni che godono di pari diritti, possono esercitare in maniera autonoma i diritti politici di partecipazione sia nella gestione degli affari di Stato sia in quella degli affari dei gruppi etnici locali.

In questo modo il popolo tibetano si è sentito motivato ad utilizzare il suo entusiasmo e la sua creatività per costruire un futuro migliore.

L’organo di autogoverno ha designato il Capodanno tibetano, il Shoton festival e altre manifestazioni tradizionali come giorni festivi ufficiali della Regione Autonoma, ha fissato la settimana lavorativa a 35 ore, ha abbassato di due anni l’età del matrimonio legale per uomini e donne …

Alla fine del 1978, il Tibet ha avviato la riforma e l’apertura verso la modernizzazione insieme al resto del Paese, inaugurando una nuova fase di sviluppo economico e sociale.

Il Governo centrale ha fissato obiettivi alti per il Tibet, cercando di accelerare il suo sviluppo e avanzare nella prima fila delle “quattro modernizzazioni”, consentendo alle famiglie di “utilizzare e gestire a lungo termine e in modo indipendente la terra, la proprietà, l’allevamento e la gestione del bestiame da parte dei singoli nuclei familiari”.

Alla luce delle condizioni locali, il Governo di Pechino ha sancito nel 1994 dei principi guida per il lavoro in Tibet e ha emesso delle direttive politiche favorevoli per la Regione autonoma che ne hanno energicamente contribuito al miglioramento del tenore di vita e al progresso.

Nel 21° secolo il Tibet è entrato nella corsia di sorpasso dello sviluppo.

Al quinto simposio sul lavoro, tenutosi nel gennaio 2010, le autorità centrali cinesi hanno impostato gli obiettivi per lo sviluppo del Tibet nella fase successiva.

Quelli fissati per il 2015 si prefiggono di mantenere il forte ritmo di sviluppo economico, di ridurre in modo significativo il divario tra il reddito pro capite degli agricoltori e dei pastori in Tibet e la media nazionale, di aumentare significativamente la capacità del Tibet di fornire servizi pubblici, di migliorare ulteriormente l’ecosistema, di sviluppare ulteriormente le infrastrutture del Tibet, di raggiungere l’unità e l’armonia tra tutti i gruppi etnici, di mantenere la stabilità sociale e di garantire un più solido fondamento per la costruzione di una società moderatamente prospera sotto tutti gli aspetti.

 
 
 

 Sviluppo e progresso in Tibet rappresentano la vittoria della giustizia sociale

Lo sviluppo e il progresso del Tibet rimangono conformi alle norme per lo sviluppo di tutta la società cinese.

Agricoltura tradizionale e zootecnia sono state inserite in una moderna economia di mercato, i poteri politici e religiosi separati, si è passati da in sistema autocratico ad uno democratico, dalla superstizione alla scienza, dall’isolamento all’apertura, cioè si sono adottate quelle che sono le leggi generiche per il progresso di una qualsiasi società umana.

Nel corso degli ultimi 60 anni del suo sviluppo, il Tibet ha immancabilmente seguito queste regole, così come la tendenza generale di crescita della Repubblica Popolare Cinese.

Oggi, nonostante le lacune esistenti tra il proprio livello di sviluppo e quello delle altre province, regioni autonome e municipalità in Cina, il Tibet ha ridotto notevolmente la distanza e fondamentalmente la sua crescita si è sincronizzata con quella del resto del paese.

Osservato dal punto di vista generale della storia umana, il Tibet è balzato da una società di servitù feudale ad una di civiltà moderna nel giro di pochi decenni, creando uno straordinario esempio di modernizzazione regionale.

Lo sviluppo e il progresso del Tibet sono inevitabilmente connessi con lo sviluppo globale e con il progresso della Repubblica Popolare Cinese, d’altronde Il suo destino è sempre stato strettamente legato a quello della Cina.

Dall’avvento dei tempi moderni, la società cinese è stata contestata nell’ arduo compito di transizione globale alla modernizzazione, ma Il Tibet, come parte inalienabile della Cina, ha seguito la logica generale di riforma sociale del paese.

Durante il processo di liberazione pacifica del Tibet, Mao Zedong, leader del Partito comunista cinese, ha posto le basi per trasformare il vecchio Tibet in un “Tibet democratico e popolare.”

I cambiamenti profondi e senza precedenti in Tibet nel corso degli ultimi 60 anni sono stati quindi realizzati attraverso l’istituzione e il progresso dei sistemi politici, economici, sociali e culturali della nazione cinese nel suo complesso.

 
 
 

 Crescita economica e miglioramento dei mezzi di sussistenza del popolo

Sviluppare l’economia è un modo importante per garantire i diritti fondamentali di tutti i gruppi etnici in Tibet, in particolare di quelli alla sussistenza e allo sviluppo.

La creazione di un’economia moderna in Tibet e il suo progresso hanno gettato una base materiale solida per il successo delle varie imprese della regione e per il benessere della sua popolazione

Dopo la liberazione pacifica del Tibet, il Governo centrale ha sempre concesso la massima priorità ad aiutare il Tibet a sviluppare la sua economia, a migliorare gli standard di vita della sua gente, a cambiare la sua situazione di povertà ed arretratezza.

Pechino ha praticato una serie di politiche favorevoli e ottenuto enormi risultati nel promuovere l’economia del Tibet, che ha conosciuto così una costante e velocissima crescita.

Il prodotto interno lordo regionale (GRP) del Tibet è salito vertiginosamente dai 129 milioni di yuan del 1.951 ai 70 miliardi e 100 milioni di yuan nel 2012, che rappresentano mediamente una crescita annua del 8,5 per cento.

Il GRP pro capite ha raggiunto i 22.900 yuan.

Dal 1994-1995, anno in cui sono state stabilite le basi fondamentali per un’economia di mercato socialista, il Tibet ha addirittura realizzato una crescita a due cifre per 19 anni consecutivi, con un tasso di crescita annuo del 12,7% in media.

Miglioramenti sostanziali sono stati compiuti nella vita delle persone e nelle loro condizioni sociali, si è ridotto il divario tra città e campagna, sono stati perfezionati i sistemi di occupazione e previdenza sociale.

Il reddito pro capite netto degli agricoltori e dei pastori in Tibet ha mantenuto una crescita a due cifre per 10 anni consecutivi, raggiungendo 5.719 yuan nel 2012.

Il reddito pro capite disponibile degli abitanti delle città, nello stesso anno, è stato di 18.028 yuan.

L’avvio di una nuova campagna socialista, iniziata nel 2006, ha recato grande beneficio agli agricoltori e ai pastori locali, soprattutto attraverso i suoi progetti di edilizia a basso reddito.

Alla fine del 2012 erano state costruite un totale di 408.300 case a basso reddito, che hanno fornito alloggio all’ 88,7% delle famiglie locali di agricoltori e pastori; queste categorie si sono trasferite in case moderne e sicure alla fine del 2013.

Nel 2012, lo spazio pro capite di agricoltori e pastori era 28.77 mq, mentre quello degli abitanti urbani 36.14; da rilevare che agricoltori e pastori ricevono cure mediche gratuite e i loro figli frequentano la scuola senza oneri di vitto e alloggio.

Nelle zone rurali, le infrastrutture sono state migliorate per fornire i servizi necessari alla popolazione locale, compresa l’acqua, l’energia, i trasporti, le telecomunicazioni, il gas naturale, la radio, la televisione, e i servizi postali.

Circa il 90% e il 99,7% dei Comuni tibetani hanno accesso ai servizi postali e alla rete stradale, il 94,2% dei villaggi amministrativi possono essere raggiunti su strada.

Un totale di 1,93 milioni di agricoltori e pastori riceve acqua potabile sicura, 150.000 famiglie rurali stanno utilizzando biogas pulito, oltre il 95% delle famiglie rurali utilizza sale iodato.

Mentre la vita migliora, le persone iniziano ad avere più scelte tra i beni di consumo: frigoriferi, televisori a colori, telefono, computer, lavatrici, motocicli, telefoni cellulari e altri beni di consumo sono entrati far parte della vita delle famiglie ordinarie.

Nel 2012, per ogni 100 famiglie urbane in Tibet c’erano 27 auto, 16 moto, 86 frigoriferi, 129 televisori a colori, 63 computer e 88 lavatrici.

Secondo “Vita Survey”, trasmissione nazionale condotta congiuntamente dal National Bureau of Statistics, Post Group Cina e China Central Television (CCTV), Lhasa si trova in cima agli “indici di felicità” da cinque anni consecutivi.

 
 
 

Uno sviluppo impetuoso ma sostenibile

L’economia del vecchio Tibet era sostenuta dall’ agricoltura, dall’allevamento e dall’artigianato animali, si poteva perciò considerare un’ economia naturale arretrata.

Con gli strenui sforzi compiuti dalle popolazioni locali, il Tibet ha istituito un sistema economico moderno con caratteristiche proprie.

Mettendo al primo posto gli interessi del popolo e ricercando uno sviluppo ecologicamente sostenibile, il Tibet ha adottato misure rigorose per la limitazione dell’inquinamento energetico esteso e delle alte emissioni industriali inquinanti.

Nel suo territorio le risorse forestali coprono un’estensione pari all’11,31%, sono presenti più di 80 milioni di prateria e 200.000 ettari di terra arabile privi di inquinamento industriale, 1.600 laghi dell’altopiano tibetano si trovano allo stato primordiale e incontaminato: complessivamente, le riserve naturali interessano circa il 40% dell’intero territorio tibetano.

Integrando il progresso socio-economico e la tutela dell’ambiente, il Tibet si sforza di tutelare gli interessi a lungo termine della sua gente.

Nel villaggio di Chek Kang (contea di Sangri), che si trova nella zona sud orientale del paese, è stata costruita la centrale solare più alta del mondo (si trova a 4.000 metri di altitudine), con una potenza di 10 MW è in grado di fornire per i prossimi 20 anni energia pulita a migliaia di tibetani.

Suntech Power, realizzatore della centrale, ha già impiantato in Tibet l’impianto fotovoltaico che fornisce energia agli alpinisti nel campo base dell’Everest, oltre a numerosi impianti isolati e donati a scuole, abitazioni … essa rappresenta un’interessante opzione per ridurre i rischi di crisi energetica e diversificare il sistema di approvvigionamento.

Stazioni di energia idroelettrica sono distribuite in tutta la Regione, la più famosa è la centrale geotermica di Yangbajain che fornisce energia pulita alle famiglie tibetane 24 ore su 24: grazie all’avvio del programma “luce del sole”, il Tibet è l’area più avanzata per l’utilizzo di energia solare in tutta la Cina.

L’agricoltura e la zootecnia sono industrie tradizionali e anche colonne portanti della sua economia, quando per decenni queste politiche economiche si sono basate su terreni agricoli e pascoli da recuperare.

Ora grazie ad una delega gestionale a livelli più bassi, l’annullamento della vecchia tassa agricola, l’aumento di capitale e gli investimenti tecnici che stanno promuovendo la produttività complessiva, il Tibet ha realizzato uno sviluppo equilibrato e sostenibile in agricoltura e in zootecnia.

La produzione di grano annuale negli ultimi anni resta al di sopra delle 900.000 tonnellate e il valore aggiunto della sua industria primaria è aumentato dai 128 milioni di yuan del 1959 agli 8 miliardi e 38 milioni di yuan nel 2012, una crescita del 4,7% ogni anno.

Oggi il Tibet possiede un sistema industriale moderno che comprende più di 20 settori industriali, tra i quali l’energia, l’industria leggera, tessile, i macchinari, l’industria mineraria, materiali da costruzione, l’industria chimica, alimentare, l’artigianato popolare e la medicina tradizionale tibetana (nel 1989 vennero fondati l’Università e il Collegio di medicina tibetana, la più grande scuola al mondo specializzata in medicina e farmacia tibetane).

Il valore totale della produzione industriale è salito alle stelle da 1,4 milioni di yuan nel 1.956 ai 10 miliardi e 591 milioni di yuan nel 2012, fino ai 18,28 miliardi di yuan del 2013.

Le principali industrie con caratteristiche locali sono in espansione e godono di favorevoli economie di scala, il terziario è in rapida crescita.

Nel 2012, il Tibet ha accolto turisti nazionali e stranieri per un totale di 10 milioni 584.000 visitatori, (191.000 i turisti stranieri) ed un fatturato di 12.650 milioni di yuan, nel 2013 e 2014 il numero di visitatori sfiora i 13 milioni.

Dal 2001 Pechino ha stanziato 330 milioni di yuan per la seconda fase del progetto di manutenzione del Palazzo di Potala e per la conservazione degli altri due grandi siti culturali di Norbulingka e del Monastero di Sakya.

In particolare il parco a tema, circa 800 ettari di terreno vicino al centro di Lhasa, dovrebbe avere uno spazio centrale dedicato alla principessa Wencheng, vissuta nel settimo secolo e nipote di un imperatore della dinastia Tang.

La principessa venne data in sposa ad un re della dinastia tibetana di Yarlung e costituisce una prova dello storico legame tra la Cina e il Tibet; il parco diverrebbe il soggetto di alcune rappresentazioni scenografiche quotidiane e al suo interno sarebbero collocate alcune strutture educative.

Riassumendo, il layout proporzionale della struttura industriale del Tibet in termini di industrie primarie, secondarie e terziarie è oggi di 11,5, 34,6, 53,9.

 

 
 
 

Modernizzazione e urbanizzazione migliorano costantemente la vita delle persone

L’antico Tibet non aveva strade in senso moderno, ma detiene oggi un sistema di trasporto globale che include strade, aerei, ferrovie ed un trasporto con tubazioni notevolmente sviluppato e migliorato.

Nel 2012 il Tibet è attraversato da 8.896 km di strade con superficie sub-alto grado o superiore e la lunghezza totale delle strade aperte al traffico ha raggiunto i 65.200 chilometri.

Ogni provincia e borgata ha accesso al trasporto su strada, 62 contee sono raggiungibili da strade asfaltate, sono state costruite 15 tra autostrade e superstrade per un totale di 22.500 chilometri.

Nel 2006 con la la Qinghai-Tibet Railway (la ferrovia più alta del mondo) iniziò l’introduzione del trasporto ferroviario in Tibet e dopo una serie straordinaria di opere nel 2014 la costruzione della linea di treni che collega Lhasa e Shigatse è stata completata con successo.

Nel 2011 la prima autostrada del Tibet aperta al traffico collegò Lhasa e il Gonggar Airport, ma già alla fine del 2012 vi erano cinque aeroporti e nove compagnie aeree che operavano nella regione.

L’autostrada asfaltata Qinghai-Tibet, lunga 2.122 km., è conosciuta come la linea vitale dei trasporti su strada, in quanto l’80% delle merci che arrivano in Tibet passano di qui; l’altra autostrada, quella del Sichuan, ha due diramazioni: a nord, da Chengdu a Lhasa attraverso Gangtong e Qamdo corre per 2.415 km., a sud, da Chengdu a Lhasa attraverso Zogang e Bangda per 2.136 km., rappresenta il mezzo principale per collegare il Tibet alle altre province della Cina sud-occidentale.

Oggi 34 rotte aeree nazionali collegano il Tibet con altre parti della Cina, con il Gonggar Airport (Lhasa) come terminale principale completato da Banda Airport (Qamdo), Mailing Airport (Nyingchi), Gunsa Airport (Ngari), Heping Airport (Shigatse).

Prima della liberazione pacifica del Tibet solo una minuscola centrale elettrica, con una capacità pari a 125 kW, forniva l’elettricità ad un piccolo numero di aristocratici privilegiati.

Attualmente il settore energetico della regione conosce una rapida crescita; con l’alimentazione idraulica come fonte principale di energia, il Tibet sta sviluppando anche l’energia geotermica, l’energia eolica, l’energia solare e altre energie nuove che si completano a vicenda.

Nel 2012 la capacità totale dei generatori installati ha raggiunto 1,23 milioni kw e la copertura di alimentazione è stata del 100%.

In Lhasa, il progetto di riscaldamento della città ha avviato il test di funzionamento, fornendo riscaldamento al 40% delle famiglie della città entro la fine del 2012.

Attualmente una rete di cavo ottico, satellitare e di linee telefoniche a lunga distanza è stata stabilita nella regione e tutti i luoghi a livello di contea sono coperti da segnali 3G.

Ogni borgata possiede una connessione a banda larga e ogni villaggio gode di servizi telefonici; nel 2012 il numero di famiglie che utilizzano il telefono fisso ha raggiunto la cifra di 2.760.000, 91 telefoni ogni 100 persone.

Nel medesimo anno il numero di famiglie con utenti e connessioni internet era pari a 1,47 milioni, con un tasso di copertura del 33,3%.

Con l’urbanizzazione gli abitanti del Tibet hanno goduto dei frutti della civiltà moderna.

Prima del 1959, se una manciata di luoghi erano abitati da una concentrazione di persone, solo Lhasa, Shigatse e Qamdo potevano essere definite città.

L’area stessa della città di Lhasa era grande meno di tre chilometri quadrati, ma dopo che è stata promossa un’urbanizzazione intensiva, intelligente ed ecologica (con basse emissioni di carbonio), nel 2012 il Tibet ha raggiunto il risultato di avere due città e 140 paesi per un tasso complessivo di urbanizzazione del 22,75%.

La mortalità infantile è scesa da 430 morti ogni 1.000 nati a 6-25 morti ogni mille nascite nel 2012; tra il 2003 e il 2008, 25 miliardi di yuan governativi sono stati investiti nell’istruzione, nelle strutture scolastiche e per incrementare i tassi di alfabetizzazione.

Le iscrizioni alle scuole elementari e medie hanno raggiunto rispettivamente il 98,5% e il 92,2% delle classi di età di riferimento, dalla fondazione dell’Istituto delle nazionalità del Tibet (1965) ad oggi si sono registrati 30.000 laureati.

Tutti gli studenti tibetani sono tenuti ad imparare la lingua tibetana nel corso dei 9 anni di istruzione obbligatoria, molti libri e riviste sono scritti nella loro lingua e questo consente di tutelarne la cultura e i diritti durante le controversie giudiziarie (i documenti legali vengono scritti in tibetano) (5).

Il 70,42% dei pubblici ufficiali della Regione, a tutti i livelli, è costituito da tibetani e da appartenenti ad altre minoranze etniche, in 74 contee, città, prefetture e in 682 Comuni la percentuale sale all’86%.

Economicamente, il Tibet è ora sempre più strettamente legato al mondo.

Nel 2012 il volume totale del suo commercio estero ha raggiunto 3,424 miliardi dollari, più di 850 volte quello del 1953 che si attestava a 4 milioni di dollari, con un tasso di crescita annuo del 12,1%.

Alla fine del 2012 gli investimenti esteri registrati in Tibet sono stati di 470 milioni di dollari e approfittando della sua posizione geografica, Lhasa sta rafforzando la cooperazione amichevole con l’India, il Nepal e gli altri paesi vicini.

In particolare, per promuovere il commercio di confine, si sta costruendo una strada di passaggio per l’Asia meridionale via terra, insieme a centri commerciali in città portuali come Gyirong, Zhangmu, Yatung, Pulan e Riwu.

 

 

Note 

 

1)     Edmund Candler, “The Unveiling of Lhasa”, Slg Books, Berkeley, 1987.

2)     Charles Bell, “Portrait of the Dalai Lama”, Collins, London, 1946.

3)     Tom A. Grunfeld, “The making of modern Tibet”, Zed Books, London, 1996.

4)     The Information Office of State Council, “Development and progress of Tibet”, Xinhuanet, Pekin, 2013.

5)     Marco Costa, Andrea Fais, Alessandro Lattanzio, “La grande muraglia”, Anteo, Cavriago, 2012.

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