“La Repubblica Popolare Cinese e il Tibet”: progetto di ricerca del Cesem.
Il Tibet, una delle regioni più affascinanti della Cina, è rimasto per secoli misterioso a causa delle difficoltà di raggiungimento.
La capitale, Lhasa, si trova infatti a circa 3.600 metri d’altitudine (a ridosso di un gigantesco altopiano ai piedi del Monte Himalaya), mentre la cittadina di Gyantze, storicamente al centro di importanti strade carovaniere, addirittura a 3.950 metri di altezza.
La prima linea ferroviaria Pechino-Lhasa è una ferrovia che collega Xining, capitale della provincia cinese del Qinghai, con Lhasa, serve 44 stazioni e può essere percorsa da 8 treni contemporaneamente.
Si tratta della ferrovia più alta al mondo con i suoi 5.072 metri nel punto più elevato, mentre l’86% della linea supera i 4.000 metri, per un investimento pari a 4,1 miliardi di dollari USA.
Siccome metà del tracciato poggia sul ghiaccio, è stato approntato un sistema di raffreddamento tramite tubature sotterranee che mantiene il tracciato ghiacciato tutto l’anno, evitando la deformazione dei binari a causa del disgelo.
Basti ricordare che nel solo 2013, oltre 7,5 milioni di passeggeri hanno attraversato la tratta Golmud-Lhasa, inaugurata nel 2006, dove il treno risale il deserto sino alle frastagliate montagne del Nanshankou (Passo Meridionale), che sembrano trovarsi a pochi passi dai ghiacciai dello Yuzhu Feng (Picco Perla di Giada a 6.178 metri).
Il treno entra in Tibet attraverso il Passo del Tangu-la (Tanggu-la Shankou) e durante il tragitto è possibile osservare diversi animali come antilopi, volpi e asini selvatici, oltre ad alcuni pastori nomadi.
Per garantire un itinerario sicuro lungo il percorso, i treni turistici sono stati progettati per favorire le specifiche richieste dei passeggeri durante un viaggio in altitudine, regolando ad esempio la pressione e l’ossigeno e prevenendo il mal di montagna.
Tutti i treni attraversano l’altopiano del Tibet durante le ore diurne, offrendo ai passeggeri i panorami più affascinanti.
La seconda tratta, che dallo scorso agosto collega Shigatse (seconda città del Tibet) a Lhasa per una distanza di 253 chilometri percorsi in sole due ore di viaggio, prevede treni che viaggiano ad un’altezza compresa tra i 3.600 e i 4.000 metri e sostano in 13 stazioni intermedie.
La nuova ferrovia, denominata anche “La Via del cielo”, è destinata a promuovere il turismo e a consentire l’uso razionale delle risorse naturali, accelerando il trasporto dei prodotti minerari – che su strada è spesso a rischio durante la stagione delle piogge – e spostando più facilmente merci e persone a costi ridotti.
Per realizzare questa nuova costruzione sono stati necessari 50.000 yuan al metro, circa 6.000 euro (si tratta della ferrovia più costosa della storia della Cina), in quanto passa per una zona estremamente montuosa che attraversa numerosi ponti e gallerie.
Il Governo cinese ha inoltre annunciato ufficialmente il progetto di collegare, entro il 2020, la città di Lhasa con le frontiere delle confinanti India, Nepal e Bhutan probabilmente con una tratta in direzione dello Stato indiano dell’Arunachal Pradesh.
Quest’ultimo collegamento permetterebbe così di eliminare anche una delle ultime dispute confinarie rimaste tra Pechino e Nuova Delhi, favorendo ulteriormente il processo di cooperazione eurasiatica auspicato dai due paesi.
Stefano Vernole
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