Il Dalai Lama e l’iniziazione di Kalachakra in Ladakh

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“La Repubblica Popolare Cinese e il Tibet”: progetto di ricerca del Cesem.

Dal 3 al 14 Luglio il Dalai Lama ha dato l’iniziazione di Kalachakra a circa 150000 persone a Leh, in Ladakh. Dal canto suo Li Decheng, a capo del China Tibetology Research Center, ha espresso il punto di vista di Pechino affermando che questa cerimonia incita “odio, terrore ed estremismo”, contrario alla natura di purezza e solennità del Kalachakra.

Nonostante queste accuse possano sembrare eccessive per un occhio poco esperto, in realtà il governo cinese ha le sue ragioni per sostenerle.

Il Kalachakra è una delle pratiche più elevate ed esoteriche del Buddhismo Tibetano, tanto che viene definito da alcuni come il “Re dei Tantra”. Possiede delle caratteristiche uniche: un sistema iniziatico molto elaborato, conoscenze astronomiche che pongono le basi dell’Astrologia Tibetana e pratiche yogiche sconosciute agli altri Tantra. Il termine sanscrito “Kalachakra” vuol dire “Ruota del Tempo”; ed è nel tempo ciclico infatti che si fonda la conoscenza di questo Tantra: tempo che deriva sia dal ciclo dei movimenti planetari, che dal ciclo della respirazione e quindi dei movimenti energetici del corpo umano. Tra essi esiste uno stretto legame di interdipendenza, delle precise connessioni che fondano una stretta corrispondenza tra microcosmo e macrocosmo. Trasmutando tramite le pratiche yogiche del Kalachakra le energie del proprio corpo, in primis le energie sessuali, sarebbe pertanto possibile trascendere il tempo stesso nello stato di Illuminazione.

Secondo la leggenda fu il Buddha in persona a insegnare il Tantra di Kalachakra, su richiesta del Re di Shambala, Suchandra. Il Re, dopo aver ricevuto questa pratica e averla trasmessa ai propri sudditi, raggiunse insieme a loro l’Illuminazione. Questa straordinaria realizzazione collettiva trasformò Shambala in un mondo mitico, illuminato, divino e non visibile agli occhi fisici. Un vero e proprio paradiso in terra, completamente inaccessibile ai più. Da allora il regno di Shambala è diventato oggetto di sogni, leggende e speranze per migliaia di persone; il suo fascino non ha colpito soltanto i tibetani, ma ha coinvolto in tempi più recenti anche esoteristi occidentali e teosofi. Persino Adolf Hitler mandò alcune spedizioni naziste in Tibet alla ricerca di questo regno mitico.

Tuttavia la tradizione di Kalachakra ha un punto controverso. Nel Tantra in questione è contenuta una profezia che è stata causa, sopratutto in occidente, di aspre polemiche e dibattiti. In questa profezia viene affermato che ai tempi del venticinquesimo Re di Shambala alcuni nemici del Buddhismo, autentici demoni incarnati, conquisteranno il mondo e lo assoggetteranno al proprio malefico dominio. Allora, i guerrieri di Shambala si manifesteranno apertamente e distruggeranno questi dominatori stranieri inaugurando una nuova era di pace, abbondanza e profonda spiritualità: una nuova Età dell’Oro. In un certo senso potremmo dire che nel Kalachakra vengono riprese diverse tradizioni hindu, tra cui quella della guerra santa, tipica per esempio della Bhagavat Gita. Il problema è che questi nemici del Buddhismo vengono generalmente identificati con i musulmani: il Tantra contiene infatti una lista dei loro Profeti, e tra essi troviamo Adamo, Enoch Abramo, Mosè, Gesù, Maometto e il Mahdi. Le ultime battaglie di questo Armagheddon si combatteranno nei dintorni della Mecca.

Secondo la tradizione tibetana chi riceve l’iniziazione di Kalachakra ha ogni probabilità di rinascere come guerriero in Shambala nei tempi della grande guerra contro i nemici del Dharma, ed è infatti nella speranza di rinascere in questo paradiso che molti si accalcano per ricevere questa iniziazione.

La profezia del Kalachakra ha scatenato diverse critiche in occidente, per esempio ad opera dei coniugi Trimondi che dopo averla scoperta hanno cominciato una campagna diffamatoria contro il Buddhismo Tibetano, presentandolo come una religione nefasta che implica perversioni sessuali e crimini di vario genere. Il Dalai Lama dal canto suo ha dato ad Alexander Berzin il compito di fare chiarezza, dando una interpretazione simbolica alla guerra del Kalachakra, vista semplicemente come una battaglia interiore contro le proprie emozioni perturbatrici.

Il Dalai Lama ha dato l’iniziazione di Kalachakra in oriente e in occidente per ben 33 volte: un vero record per questo tipo di cerimonia. Per lui è un vero e proprio cavallo di battaglia. Spesso il Dalai Lama viene dipinto dai media come la più importante autorità nel mondo contemporaneo sul Kalachakra. Innanzitutto bisogna chiarire che non è così: i maestri più autorevoli del Kalachakra Tantra sono quelli della scuola Jonang, la stessa scuola che il quinto Dalai Lama cercò di distruggere nel XVII secolo ed è potuta sopravvivere solo perchè i suoi maestri si rifugiarono nel Tibet orientale, che non era sotto il dominio dei Dalai Lama. La scuola Jonang, pur essendo poco famosa, oggigiorno prospera con molti templi e monasteri attivi nel Tibet cinese, dove conta oltre 5000 monaci. Se considerassimo invece la scuola a cui appartiene il Dalai Lama – il lignaggio Gelug, dai “berretti gialli” -, il maestro più autorevole sul Kalachakra è il Panchen Lama, la cui terza incarnazione scrisse una famosa guida per raggiungere il regno di Shambala, un testo molto famoso della letteratura tibetana.

Per di più, il presente Dalai Lama presenta continuamente questa cerimonia come un modo per propiziare la pace nel mondo, invitando all’iniziazione non solo buddhisti ma anche persone di altre religioni. Per quanto la profezia possa essere interpretata in modo allegorico, ritengo che queste attività snaturino il carattere dinamico e il senso iniziatico di questo Tantra.

Non c’è niente nel Kalachakra Tantra che possa essere caratterizzato come pacifista, e aprire questa iniziazione a masse indistinte di persone nel nostro mondo moderno ha come effetto principale quello di far scrivere qualche riga in più nel curriculum di operatori olistici e Reiki Masters. Considerato inoltre che gli insegnamenti operativi del Kalachakra, come per esempio le sue pratiche yogiche, durante questi eventi non vengono neanche insegnati, ci si chiede quale beneficio si intende davvero portare con queste iniziazioni, se non richiamare indirettamente l’attenzione sulla questione tibetana. Il fatto che il governo cinese sia stato infastidito dall’iniziazione data dal Dalai Lama in Ladakh è pertanto normale, essendo un luogo vicino al confine con la Cina e facilmente raggiungibile dai tibetani. Inoltre, nonostante pochi ne siano davvero consapevoli, questa iniziazione implica l’obbligo morale dopo averla ricevuta di considerare il maestro che la conferisce come il proprio Guru, un Buddha vivente e perfetto la cui autorità non può essere messa in discussione. Il timore della Cina pertanto è che questa cerimonia religiosa venga strumentalizzata per fini di natura politica, causando instabilità dentro il paese.

A parte l’ipotesi dell’invasione islamica e quella della natura completamente simbolica delle profezie di Kalachakra, esiste anche una terza interpretazione, gettonata da alcuni Lama della comunità tibetana in esilio: secondo quest’ultima interpretazione i nemici del Dharma della profezia del Kalachakra vanno identificati con gli stessi cinesi. Se il Dalai Lama fosse segretamente convinto di questa tesi, le preoccupazioni della Cina sarebbero particolarmente fondate.

Marco Scarinci

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